3 Agosto 2016

Purity, un mondo di segreti

Purity, un mondo di segreti

Purity, un mondo di segreti

Siamo nel pieno di una generazione di scrittori che si sta cimentando con alcuni dei temi più controversi tra quelli Internet-derivativi. Un esempio è quello di Dave Eggers, ma anche un romanziere più “classico” come Jonathan Franzen, che fa dell’essere uno strenuo difensore della tradizione narrativa americana la propria missione letteraria, ha iniziato a cimentarsi.

Nel suo ultimo romanzo Purity lo scrittore statunitense affronta un grande tema dei giorni nostri, la trasparenza, che nell’accezione di Franzen è il presupposto necessario per raggiungere la “purezza”. Proprio Purity è il nome della (co)protagonista di questo romanzo ricco ed articolato, ed è il centro-stella di gran parte dello sviluppo narrativo che muove gli altri personaggi principali: sua madre Penelope Tyler, il movimentista del web Andreas Wolf, i giornalisti d’inchiesta Tom Aberant e Leila Helou.

Tutti quanti, compresa Purity (detta “Pip”, citazione dickensiana), hanno un’idea ben chiara e forte del mondo che vorrebbero, e la percorrono con feroce determinazione, anche a costo di lasciare macerie nelle rispettive vite private. La madre di Purity vive in un auto-imposto isolazionismo, Wolf gode di fama mondiale per essere un “portatore di luce” che svela le malefatte di aziende, istituzioni e personalità, un’alternativa fuorilegge al giornalismo d’inchiesta che viene portato avanti da Aberant ed Helou.

Dietro questo moralismo di facciata, dietro alla stigmatizzazione pubblica, si nascondono però tanti vizi privati, tanti momenti di debolezza disseminati lungo il passato, che ha visto questi personaggi incrociarsi. In Purity nessuno è puro, non c’è alcun principe Myskin tra le seicento pagine scritte da Franzen, anche la giovane che porta il nome del titolo è tutt’altro che esente da lati oscuri, sebbene appaia come la più incolpevole, come colei che ha ricevuto quest’eredità un po’ genetica, un po’ situazionista.

Purity è un romanzo sui segreti e su come essi sedimentino nell’animo umano fino a condizionarlo per la durata equivalente di una vita intera. La critica di Franzen ai diversi gruppi sociali rappresentati dai personaggi è tranciante, ma resta comunque un corollario rispetto al lato umano che viene assai approfondito nelle sette sezioni in cui il libro è diviso, che alternano i narratori e un presente in divenire ad un passato ambientato nella Germania dell’Est, la famigerata patria comunista della Stasi. Quale miglior contesto, paradossalmente, per far nascere e crescere dei segreti? Proprio nel posto dove si spiano le vite degli altri. Wolf lo sa, visto che il padre era un pezzo grosso del partito e lui ne ha approfittato, giocando a fare il ribelle sul privilegio, fino alla caduta del Muro.

La narrazione di Franzen è avvolgente, tecnicamente di alto livello, i personaggi sono curatissimi, anche i comprimari che letteralmente “escono dalla carta”, il lettore impara a conoscerli e ad attendersi le loro reazioni nei rapporti. Purity è un romanzo d’ampio respiro che  indaga sull’umanità come pochi contemporanei hanno saputo fare, tradisce dei limiti solo nella semplificazione dell’interazione tecnologica (con delle annotazioni che uno si può attendere da un orgoglioso luddista come Franzen) e nello scioglimento finale, troppo “facile” dopo che si sono passate centinaia di pagine ad assorbire le sofferenze decennali di persone atterrite dai segreti.

Commenti 2

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