18 Ottobre 2017

Deja vù – a volte ritorno

Deja vù – a volte ritorno

deja vu recensione

Il loop temporale è un topos narrativo piuttosto frequente nel cinema americano, basti pensare ai futuristici Looper e Edge of Tomorrow, ma soprattutto al surreale Ricomincio da capo con protagonista Bill Murray. E’ un pretesto molto efficace per mostrare un’evoluzione nel protagonista, molto spesso un miglioramento, il raggiungimento di un obiettivo.

E’ possibile rendere bene una narrazione del genere anche su di un palco, dal vivo? Al Teatro Trastevere hanno dimostrato di sì. In Deja vù – a volte ritorno, scritto da Lorenzo Misuraca e diretto da Leonardo Buttaroni, il loop temporale è arbitro tra la verità e la finzione, è disvelatore degli intenti reali rispetto a quelli palesati, e la trama si dipana pezzo per pezzo, a comporsi passo dopo passo, in una sequenza avvincente di twist. Nessuno dei personaggi che sale sul palco è realmente chi afferma di essere, tutti mentono sapendo di mentire e con uno scopo ben preciso, gli spettatori imparano a conoscerli loop dopo loop, e ad averne un’opinione assai meno banale rispetto all’esito del “primo giro”.

Pervaso da toni e scambi brillanti, lo script di questo thriller comico non perde mai la capacità di stupire e intrattenere lo spettatore, di portarlo ad accettare quel surrealismo che era presente anche in Ricomincio da capo, citato esplicitamente come fonte d’ispirazione. Deja vù è una macchina perfetta, i tempi sono ben oliati, la durata complessiva è sufficientemente lunga per coinvolgere e non troppo elevata da farti guardare l’orologio, l’affiatamento tra gli ottimi protagonisti Ermenegildo Marciante e Daniela Ioia è evidente e regala risate a scena aperta. Entrambi fanno affidamento sulla mimica facciale e su un linguaggio del corpo sopra le righe per spezzare i rarissimi tempi morti che insorgono fisiologicamente per le ripetizioni dei loop.

Ma Deja vù non perde un colpo, anche grazie a un ottimo uso di una scenografia ricca senza essere invadente, sfruttata abilmente per gestire una situazione da “falso gemello”, grazie a una joint-venture di musica, luci ed effetti sonori. Nulla è lasciato al caso, tranne la risata, che emerge spontanea.

(Foto di Francesca Minonne)

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