1 Luglio 2016

Fenomenologia di Bud Spencer

Fenomenologia di Bud Spencer

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Il grande Bud ci ha lasciati, e sui social si è scatenato quel che avviene di solito in questi casi: tutti a fare l’elogio funebre, tutti a rimarcare il loro status di fan della prima ora, anche chi ovviamente non poteva esserlo per semplici ragioni anagrafiche.

Avrete però notato un’assenza, tra i commentatori, quella degli intellettuali engagé, quelli sempre pronti a indicare quel che è giusto fare e dire, quelli che ti fanno sentire il peso del loro impegno, quelli che rivalutano generi letterari o quartieri periferici, alla stessa maniera.

Ecco, Bud Spencer non s’è meritato alcun ricordo da questi personaggi, perché è ancora troppo mainstream (Totò, Franco&Ciccio sono stati rivalutati molti anni dopo la loro morte, quando i loro film ormai passavano soltanto negli orari più strambi, non più in prima serata), perché ha avuto una breve e discutibile esperienza politica di quelle che in Italia ti lasciano un marchio peggiore della lettera scarlatta, e infine perché, semplicemente, non ne hanno capito la sua grandezza.

E’ possibile piacere a tutti? Probabilmente no, ma Bud Spencer è colui che ci è andato più vicino di tutti. E non solo nel popolarissimo sodalizio artistico con Terence Hill, nel quale interpretava il ruolo del gigante burbero, probabilmente il più amato dei due, e quello che ne rappresentava il fulcro: quando Hill era impegnato a girare un grande classico come Il mio nome è Nessuno, Giuliano Gemma lo sostituì in Anche gli angeli mangiano fagioli, e il film ebbe altrettanto successo. Se ci fate caso, per qualsiasi attore, anche all’apice della carriera, esisterà sempre un gruppo più o meno nutrito di detrattori. Prendete ad esempio Checco Zalone, che ad ogni nuovo film sbanca il botteghino: è comunque una figura divisiva, c’è chi lo adora e chi lo disprezza, in quote non dissimili.

Bud Spencer riusciva ad essere trasversale come pochi, ha letteralmente cresciuto intere generazioni con i suoi film, anche quelli come me, che quando hanno iniziato a intendere e volere, hanno vissuto la fase calante della sua carriera. Probabilmente il non essere un attore classico con degli studi specifici alle spalle (a differenza dello stesso Hill) lo ha aiutato a porsi con spontaneità verso il pubblico, che lo ha amato da subito. La fisicità non comune lo ha imposto a produttori e registi, il carisma naturale lo hanno salvato da un ruolo da semplice caratterista, e non sottovalutiamo il peso di aver avuto un grandissimo doppiatore come Glauco Onorato.

Dopo alcune particine nei peplum, Bud esordì negli spaghetti-western che tanto andavano forte all’epoca. I primi che fece erano film seri e non dissimili dagli altri, anche se lui era assai diverso dagli altri attori del genere, smilzi, bellocci e con gli occhi di ghiaccio (pensate a Franco Nero e Giuliano Gemma). All’interno delle pellicole, poi, i produttori si accorsero dell’alchimia che Spencer aveva con un altro attore italiano dal nome d’arte anglofono, Terence Hill. I loro siparietti all’interno de Dio perdona…io no!, I quattro dell’Ave Maria e La Collina degli stivali convinsero i produttori delle loro potenzialità nel cinema più brillante. Bastava uno sguardo tra i due, gli occhi azzurri e irridenti di Terence stimolavano le occhiatacce rassegnate e sbuffanti di Bud, e noi tutti sapevamo che l’agile biondo avrebbe poi coinvolto il compare rozzo ma buono in qualche nuova avventura.

Così vennero i due Trinità, poi i due uscirono dal Far West catapultandosi in svariati panni, dagli avventurieri del Centro America passando per poliziotti americani o addirittura per…preti, ma mantenendo inalterata la formula: c’era qualcuno in difficoltà per colpa delle angherie di un cattivone prepotente, ed ecco che arrivavano Bud&Terence pronti a sgominarlo a suon di cazzotti. E così abbondavano le scene delle scazzottate, realizzate grazie al lavoro ben coreografato degli stuntmen.

Mai volgari o realmente violenti, cartooneschi e spesso surreali come nel capolavoro Altrimenti ci arrabbiamo!, i film di Bud&Terence (ma anche quelli con il solo Bud, come Bulldozer, Bomber e Piedone) hanno regalato divertimento per tutte le famiglie, e godono tuttora di un grande seguito, anche internazionale (l’ultimo film di Russell Crowe e Ryan Gosling, The Nice Guys, contiene chiari riferimenti e ispirazioni alle pellicole del duo). Il tentativo di riportare insieme il duo dopo molti anni è stato fallimentare al botteghino, perché la gente ama QUEI film di Bud&Terence, che oramai costituiscono a tutti gli effetti un “canone”, e non riusciva a vedere quelle figure così invecchiate, e meno riconoscibili senza i doppiatori classici. Il grande Bud si è poi tolto qualche sfizio girando film d’autore negli ultimi anni di carriera, e il cinema italiano si è ricordato tardivamente del duo che lo ha foraggiato per decenni assegnando loro un David di Donatello nel 2010.

Ora Bud non c’è più, ma solo per la sua famiglia. L’immortalità artistica ha questo effetto, per tutti i fan sarà sempre presente, in quei film che continuano a girare a ciclo continuo, nelle sere d’estate e non solo.

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