Orlando è un insegnante deluso. Ricorda quando cominciò in provincia e voleva fare la rivoluzione - odiava la Fiat e separava in classe i figli dei proletari da quelli dei borghesi. Adesso insegna a Roma, reincontra una sua allieva diventata collega, naturalmente innamorata di lui, e niente è cambiato, anzi, è peggiorato.
Auguri professore è l'opera prima di Riccardo Milani, ed è uscito sulla scia del grande successo ottenuto da La scuola di Daniele Luchetti. Il confronto tra le pellicole viene spontaneo, visto che condividono lo stesso autore di riferimento (le opere "scolastiche" di Domenico Starnone) e l'attore protagonista (Silvio Orlando).
Tuttavia sono due film molto differenti come possono esserlo due stagioni della vita. In La scuola, nonostante le difficoltà del mestiere, ci sono ancora tracce aspirazionali, mentre in Auguri professore la disillusione è decisamente prevalente. Mentre il professor Vivaldi lotta ancora, il professor Lipari è uno sconfitto dalla vita, uno che non ci crede più.
Auguri professore vuole operare una riflessione più profonda sulle motivazioni del mestiere d'insegnante, cercando insistentemente dei rimandi "nobili" a Lettera a una professoressa di (Don Lorenzo) Milani. Nell'equilibrio dei generi, questa velleità lo rende molto più drammatico del suo predecessore, e molto meno riuscito. Colpa anche di un eccesso nell'uso dei flashback, e in un casting discutibile che ha assegnato ad un'ancora acerba Claudia Pandolfi un doppio ruolo per cui risulta poco credibile.
Auguri professore
Il Verdetto
"Auguri professore" cerca un'ambiziosa disanima del ruolo dell'insegnante, fallendo il dosaggio degli ingredienti.