Guardare Clerks a quasi trent'anni di distanza è assai diverso dall'averlo visto nel 1994.
All'epoca era una gran novità, una commedia in bianco e nero, a sketch, con location praticamente unica, tutta costruita su personaggi sopra le righe, colpi di scena esilaranti e dialoghi torrenziali sul senso della vita. Chiunque avrebbe pensato che Kevin Smith, il regista e ideatore di quest'opera prima, avrebbe fatto una carriera incredibile, magari tradendo un po' le sue origini. A distanza di trent'anni possiamo affermare che il buon Kevin è sempre rimasto se stesso, e che probabilmente la sua carriera non è stata così incredibile, sicuramente non lo è stata per gli standard del mondo mainstream. Intendiamoci, nella sua nicchia di pubblico nerd, geek e nato negli anni '70, Kevin Smith è e resta un regista cult assoluto. Quando ha provato a portare il suo messaggio dissacrante a un pubblico più vasto, con un budget più alto (Dogma), forse le cose non sono andate così bene.
Clerks, comunque, resta un film-cult godibilissimo, ed è invecchiato piuttosto bene. Questa commedia fotografa alla perfezione la cosiddetta Generazione X, in un periodo segnato dal grunge, quando ci si poteva permettere di essere slackers (fannulloni) senza essere neet, perché il lavoro non mancava, le prospettive c'erano, mancava la voglia e la decisione di cosa voler fare della propria vita, e quindi si sbarcava il lunario e si gua.
Il Verdetto
Con i suoi personaggi bizzarri e i dialoghi intelligenti e citabili, Clerks è un eccezionale manifesto degli Anni '90 e della Generazione X.
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