L'adolescente Estella ha un sogno. Desidera diventare una stilista, essendo dotata di talento, innovazione e ambizione in egual misura. Ma la vita sembra intenzionata ad assicurarsi che i suoi sogni non si avverino mai. Dopo essere finita senza un soldo e rimasta orfana a Londra a dodici anni, quattro anni dopo Estella corre selvaggia per le strade della città con i suoi migliori amici e compagni di criminalità, Gaspare e Orazio, due ladri dilettanti. Quando un incontro casuale porta Etsella nel mondo dei giovani ricchi e famosi, tuttavia, inizia a mettere in discussione l'esistenza che si è costruita per se stessa a Londra e si chiede se, dopotutto, potrebbe essere destinata a qualcosa di più. Quando una rockstar emergente incarica Estella di disegnargli un pezzo caratteristico, inizia a sentirisi come se fosse davvero arrivata.
Quando ti capitano per le mani certi film, la domanda irresistibile è sempre quella: "Perché?"
Non me ne vogliano i fan de La Carica dei 101, ma Crudelia De Vil (De Mon, nell'adattamento italiano dell'epoca) non aveva proprio l'identikit del villain da recuperare per una origin story (e si parla addirittura di un sequel...). Sarà stato anche l'effetto dei live movie degli Anni Novanta, con un'eccellente Glenn Close a dare più spessore e un background fashion all'antagonista.
Molte di quelle idee sono state riversate in Cruella, con due differenze significative: realizzare un prequel, un'origin story, ingaggiando un'attrice giovane, e renderla protagonista. Quindi Crudelia non è poi così crudele; è dispettosa, sopra le righe, ma non è ancora cattiva. Non come la vera antagonista, la Baronessa (Emma Thompson), un classico (e ahimè prevedibile) esempio narrativo di falso mentore.
Nonostante le perplessità iniziali, il film è ben costruito e soprattutto ben confezionato. Il budget (tra i 100 e i 200 milioni di dollari) è di quelli da peso massimo, e la realizzazione è più che all'altezza: fotografia e costumi ripagano l'esperienza visiva. Il trucco e il parrucco di Emma Stone sorprendono una scena dopo l'altra, e anche il comparto sonoro, ricco di brani rock classici e attuali, è molto ben bilanciato. Peccato per il minutaggio veramente ipertrofico (134 minuti!), assolutamente non giustificato, che rende la rincorsa per il finale della pellicola eccessiva ed estenuante.
Crudelia
Il Verdetto
Crudelia non è in grado di rispondere alla domanda sul perché la protagonista avesse bisogno di una origin story, ma la sua abbagliante festa visiva è piuttosto divertente da guardare.