Don't Look Up racconta la storia di due umili astronomi che partono per un enorme tour mediatico con l'obiettivo di avvisare l'umanità dell'avvicinamento di una cometa destinata a distruggere la Terra.
Avete presente quella tipica frase da social che viene usata quando si commenta un fatto o un comportamento assurdo: "Io tifo asteroide"?
Beh, Adam McKay deve essere il presidente di questo fan club, perché in Don't Look Up immagina letteralmente una cometa che minaccia l'estinzione umana.
Il regista americano prova a recuperare parte dei suoi stilemi in questa pellicola che, come tutte quelle uscite in questo biennio, ha patito la pandemia per tempi e modalità di lavorazione. C'è la critica alla politica e alla società americana, così legate ad una classe dirigente "bianca e stupida" (come in Anchorman, come in Vice); c'è la critica ai media conniventi con il potere e che ormai hanno entrambi i piedi nell'entertainment puro (ancora Anchorman); c'è soprattutto quel montaggio frenetico con tagli di scene ad intervalli sempre più infimi.
Manca però quella capacità di analisi e sintesi che era stata sublimata da The Big Short. Ovvio, lì si parlava di fatti storici guardandosi alle spalle, ma l'impressione è che Don't Look Up sia un film che è stato superato dagli eventi. Un pubblico post-COVID non può farsi impressionare dall'ipotesi di una catastrofe sottovalutata; una società post-trumpiana non può essere solleticata dalla rappresentazione (eccellente) di una Trump in gonnella. Ad ogni scena McKay cala un nuovo asso dal cast, prova ad alzare l'asticella dell'assurdo, ma forse dovrebbe alzare la bandiera bianca della resa. Questo tipo di film, forse, non funziona più.
Don’t Look Up
Il Verdetto
Don't Look Up è una satira ambiziosa e costellata di star che eccede nel didascalismo e che, probabilmente, è stata già superata dalla realtà.