Empire of Light
Scheda del Film
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Recensione
Avrei dovuto riconoscere i campanelli d’allarme del trailer, ma come resistere ad Olivia Colman? Non solo è una straordinaria attrice, ma in Empire of Light interpreta un ruolo che cade pienamente nella sua comfort zone: la donna di mezza età sola e piena di fragilità. Tutto questo per dire che il casting (non solo della Colman) è pienamente azzeccato.
Parliamo ora dei difetti, però, perché Empire of Light è in grossa sintesi un film non riuscito. Trattandosi di un film di Sam Mendes, questo è un avvenimento abbastanza raro, soprattutto perché il regista inglese sceglie con molta cura i suoi progetti.
Il problema principale di questa pellicola può essere riassunto in “Troppa carne al fuoco”. Sostanzialmente l’ambizione di Mendes è quella di trattare i seguenti argomenti: la salute mentale, il razzismo nell’Inghilterra thatcheriana dei primi Anni Ottanta, la bellezza e la magia luminosa del cinema (inteso proprio come luogo fisico, la location principale è una sala chiamata, guarda un po’, Empire dove lavorano i due protagonisti); marginalmente ci sarebbe anche la love story interraziale con grande differenza di età, ma negli Anni venti del Ventunesimo secolo possiamo ridurla a mera scelta estetica.
I Temi sono densi, importanti, anche attuali: in Inghilterra (ma non solo) si sta discutendo da tempo sulla politica d’accoglienza dei migranti, sulla nostalgia e fine del cinema stanno uscendo innumerevoli titoli e registi di prima fascia (Babylon, The Fabelmans…), le due ore scarse di Empire of Light non bastano a trattarli tutti con la dovuta cura. Oltretutto Mendes, che ha curato integralmente anche la sceneggiatura, dimostra di saperli legare malamente l’uno con l’altro, trattandoli in sequenza e a turno, come se fosse una regata round-robin: prima cinque minuti di razzismo, poi cinque minuti di malattia mentale, poi cinque minuti di magia del cinema…
I personaggi di Hilary e Stephen ne escono poco caratterizzati, se non in maniera stereotipata, capiamo poco delle loro origini (lui non ha mai avuto un vero padre, lei ha sempre odiato la madre…), e facciamo tanta fatica ad empatizzare. Nonostante Olivia Colman.