Le peripezie di tre amici alle prese col vizio delle scommesse ippiche: Mandrake, indossatore morto di fame, Er Pomata, disoccupato, ricco solo di grandi risorse truffaldine, e Felice, guardamacchine abusivo. I tre trascorrono gran parte del loro tempo cercando di mettere insieme i soldi per scommettere, solitamente a Tor di Valle, e in altri ippodromi della penisola; mettono a segno furberie e truffe di ogni genere, spesso ai danni di Manzotin, al secolo Rinaldi Otello, macellaio e nemico giurato dei tre protagonisti.
Febbre da Cavallo viene considerato come un cult della commedia all'italiana, ma a quale modello di commedia si riferisce?
Quando è uscito (1976) il genere era in piena deriva "sexy" di stampo boccaccesco (ma ancora meno nobile): bellezze come Edvige Fenech o Barbara Bouchet associate a comici non di "prima fascia" come Lino Banfi o Renzo Montagnani. Steno lavorava su altro, principalmente poliziotteschi prodotti da Roberto Infascelli, che gli propose anche quest'idea di film sul mondo dell'ippica. Doveva però essere una pellicola molto Anni Settanta, di denuncia sociale sui danni causati alle famiglie di questi "cavallari" ossessionati dalle corse.
A Steno questo soggetto non interessava però molto, ma cambiò idea quando gli venne proposto un trattamento più comico, tanto che fece carte false per girarlo, arrivando a scambiarsi il film con Nanni Loy, a cui Febbre da Cavallo era già assegnato. Con l'aiuto del figlio (Enrico Vanzina) alla sceneggiatura, Steno calcò ancora di più la mano sui personaggi, rendendoli delle vere e proprie maschere.
Il regista voleva dunque riproporre un film di sketch e gag, una commedia di personaggi sulla falsariga di quelle che aveva girato negli Anni Cinquanta. Se ci fate caso, si tratta di una storia narrata in flashback da un'aula di tribunale, un po' come Un giorno in pretura (1953). Era dunque una tipologia di film già vecchio per l'epoca, ma con un cast in rampa di lancio, soprattutto i due protagonisti. In questo il lavoro di Steno fu encomiabile, e non sbagliò una scelta.
Il film però andò male in sala. Non era un prodotto facile da vendere, in quel periodo. Era una commedia senza nudità. Ma faceva ridere, e lo fa ancora.
Febbre da Cavallo
Il Verdetto
Una commedia-cult fuori dal tempo fatta di sketch memorabili.