Flow – Un mondo da salvare
Scheda del Film
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Recensione
“Flow – Un mondo da salvare” (2024), diretto dal regista lettone Gints Zilbalodis, è un film d’animazione che si distingue per la sua narrazione priva di dialoghi e per l’uso evocativo delle immagini e del suono. La storia segue un gatto nero che, in un mondo post-apocalittico sommerso dalle acque, intraprende un viaggio su una barca insieme a un gruppo eterogeneo di animali, tra cui un capibara, un lemure, un cane e un uccello ferito. Questo viaggio diventa un’odissea di sopravvivenza e scoperta, in cui la collaborazione tra specie diverse emerge come tema centrale.
Zilbalodis, noto per il suo precedente lavoro “Away” (2019), conferma la sua abilità nel creare atmosfere suggestive attraverso un’animazione minimalista ma efficace. La scelta di eliminare completamente i dialoghi permette allo spettatore di immergersi profondamente nelle emozioni e nelle dinamiche dei personaggi, affidandosi esclusivamente a espressioni, movimenti e suoni ambientali. La colonna sonora, composta dallo stesso regista, accompagna con delicatezza le scene, enfatizzando i momenti di tensione e introspezione.
Il film affronta temi universali come la sopravvivenza, la solidarietà e l’adattamento a un ambiente ostile. L’ambientazione post-apocalittica, con paesaggi sommersi e rovine di una civiltà scomparsa, funge da monito sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’impatto umano sull’ambiente. La convivenza forzata tra animali di specie diverse simboleggia la necessità di collaborazione e comprensione reciproca per superare le avversità.