Lucky Red, Goon Films, GapBusters, RAI Cinema, VOO, BeTV, Regione Lazio, Fondazione Calabria Film Commission, Wallimage, Casa Kafka Pictures Movie Tax Shelter Empowered by Belfius
Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede libero” in una città in guerra.
Questo dato numerico ha implicazioni artistiche evidenti nella pellicola. Freaks out è la moltiplicazione dei semi gettati dal suo predecessore: più personaggi, più effetti, più location, più minutaggio. In questi situazioni da "opera seconda dopo aver fatto il botto" è molto facile perdere la bussola della direzione artistica, per fortuna Mainetti (sempre coadiuvato alla scrittura da Nicola Guaglianone) non corre questo pericolo, anzi offre una lezione di creatività cinematografica ai trend USA fatti di tanto (troppo) green screen. Freaks out sfrutta le location naturali italiche (tanta Roma, ma non solo) per raccontare una storia di emarginazione e diversità alla sua maniera: con i "supereroi", con personaggi complessi ed interessanti, con tanta (ma non troppa) sospensione d'incredulità.
E' ottimale sia la scrittura dei quattro protagonisti che quella dell'antagonista, come già successo con Lo Zingaro di Luca Marinelli. Franz Rogowski fornisce un'ottima performance, mixando tra crudeltà, intima sofferenza e macchietta. Il suo Franz è un freak che non si accetta come tale, che anela la normalità e il consenso altrui. Un percorso opposto a quello di Matilde, Cencio, Fulvio e Mario, Fantastici Quattro che somigliano però più agli X-Men. La ragazza è la figura più centrale, perché quella che deve imparare ad accettare se stessa, la sua natura e le possibilità che le offre. E' il personaggio che più si evolve nel quartetto, con un arco narrativo coinvolgente che rispetto appieno le fasi delle origin story supereroistiche. Aurora Giovinazzo è molto abile nel muoversi tra le corde di un'infanzia tragica, il sostegno della figura paterna di Israel (Giorgio Tirabassi), l'attrazione verso Cencio (Pietro Castellitto) e la ricerca di un equilibrio, in primis con i suoi poteri. Questa volta Claudio Santamaria deve fare i conti con un ruolo quasi secondario e con un costume di scena discutibile (sembra Chewbacca di Star Wars); eppure dona anch'egli credibilità a questo gigante dalla forza erculea e dal cuore d'oro, lasciando tutta la parte brillante (e le battute più romane) a Castellitto. Molto riusciti anche altri comprimari come i partigiani, brutti e storpi, comici e memorabili.
Freaks out non è privo di difetti, e sicuramente avrebbe giovato di qualche sforbiciata più decisa: emblematica, perché sostanzialmente inutile alla narrazione complessiva, la scena di Franz con il cellulare. Freaks out è un film "grosso" che si è fatto attendere parecchio in sala, soprattutto a causa della pandemia COVID che ha tenuto i cinema chiusi per un bel po' di tempo. Fa impressione pensare che il girato di questa pellicola risalga al 2018; c'è un Tirabassi pre-infarto, un Castellitto pre-affermazione, e quella strisciante sensazione di opera uscita "già vecchia". Purtroppo i primi dati del botteghino non sono confortanti, per Mainetti, per i produttori e per il cinema italiano in generale, che conta su questo titolo per dare segni di vita. L'arte c'è, per i conti si vedrà.
Freaks Out
Il Verdetto
Gabriele Mainetti alza la posta ma non perde le idee in un film riuscito che, ancor più del precedente, segna esteticamente la "via italiana" al genere supereroistico.