Il buongiorno del mattino
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Recensione
E’ abbastanza divertente come un film che s’intitola Morning Glory non c’entri nulla con le erezioni mattutine e non abbia l’omonima canzone degli Oasis in colonna sonora…scherzi a parte, è proprio vero che i grandi nomi non sono garanzia di grandi film. Questa pellicola ne schiera in ogni settore: dalla sceneggiatrice Aline Brosh McKenna (Il Diavolo veste Prada), al regista Roger Michell (Notting Hill), passando per il produttore J.J. Abrams, fino ad un cast che potremmo definire sovradimensionato per quella che vorrebbe essere una commedia sentimentale…ma è poi così?
Il dubbio sulla scrittura e le sue intenzioni pervade ogni momento de Il Buongiorno del Mattino: è chiaro come la McKenna riprenda il tropo narrativo della giovane di belle speranze che si fa largo nel mondo del lavoro, con Rachel McAdams nel ruolo che fu della Hathaway, ma da quell’equazione (vincente) qui manca il contraltare, il villain presunto o reale che sia. Jeff Goldblum dovrebbe ricoprire il ruolo del diretto superiore, ma ha uno screentime veramente limitato; Harrison Ford invece ha questo ruolo del burbero veterano del giornalismo “serio”, un incrocio tra un mentore e una figura paterna per la protagonista, ma anche qui, la scrittura ci insinua pensieri strani, perché la storyline amorosa sarebbe presente, ma è priva di qualsiasi sussulto che uno si aspetterebbe dal genere. Il vero tira e molla emotivo è proprio quello tra Ford e la McAdams (con tanto di scena finale). Sarà che persino nel 2010, nel momento di sua massima gloria, Patrick Wilson veniva considerato solo un belloccio poco interessante? E’ solo uno dei tanti soggetti figli di quell’epoca che sono invecchiati male (o semplicemente scomparsi, come lo smartphone Blackberry).
In sintesi, se si spegne il cervello per 100 minuti, Morning Glory riesce anche a far ridere: la McAdams sembra adorabile e molto portata per il comedy (ma farà poco altro nel genere), e la regia le riserva una serie di corse con gonna sopra al ginocchio per farci sapere che ha delle belle gambe (sono belle, è vero); Diane Keaton ha un ruolo di spalla ma con il suo mestiere e una buona dose di overacting strappa più di una risata; Harrison Ford gigioneggia come sa fare lui, e porta a casa la pagnotta. Non sempre ti danno un buono script, così è la vita.