Il duro del Road House
Dalton vive solitario, lotta come un professionista. E ama come se non ci fosse un domani...
Scheda del Film
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Recensione
Se anche voi, come il sottoscritto, vi state chiedendo i motivi per cui questo film meritasse un remake aggiornato, dovete sapere due cose: la prima è che delle proprietà intellettuali non si butta niente, la seconda è che questo film è diventato un campione della syndication, una sorta di Bud & Terence negli States, con ritrasmissioni multiple in qualsiasi canale, tanto da essere stato il film più visto via cavo nel 2020 (anno della pandemia, quando disperati ci aggrappavamo ad ogni contenuto).
Purtroppo neanche la nostalgia può esimermi dal dichiarare che Road House resta un film brutto, un lungometraggio che non può invecchiare male, perché era desolatamente mediocre sin dalla nascita; faccio fatica poi a capire i motivi che l’abbiano reso un cult, se non un po’ di sano hatewatching leggero quando non si ha nulla da fare.
Diretto dall’ignoto Rowdy Herrington, è basato su una sceneggiatura che vuole farci credere che i buttafuori siano delle rockstar riconosciute anche al di fuori del proprio Stato, le vere attrazioni dei locali e non degli anonimi energumeni perennemente ai margini delle serate. Debole nella scrittura dei dialoghi e molto lacunoso nella coerenza interna (anche solo nel tone of voice, con un supporting cast che dispensa pernacchie e un protagonista seriosissimo), per oltre metà della pellicola dipinge delle risse da bar negli Stati Uniti degli Anni Ottanta che assomigliano a quelle di un trent’anni prima, con al massimo la presenza di armi da taglio come i coltelli a serramanico. Altro aspetto abbastanza ridicolo, la TOTALE assenza delle forze di polizia fino all’ultimissima scena.
Impostato come una commedia machista di scazzottate e nudi gratuiti, impacchettato come un contenitore di scene random fin troppo dilatato nei tempi (quasi due ore), nell’ultima mezz’ora Road House scala in maniera inattesa verso toni più dark, trasformandosi in una carneficina di corpi ed esplosioni dove si percepisce la presenza del produttore Joel Silver (Commando, Arma Letale, Predator…). Fa abbastanza impressione vedere Patrick Swayze, uno che aveva esordito con Coppola ed era reduce dal “botto” di Dirty Dancing, finire incastrato in una produzione del genere. Si sarebbe poi ripreso prontamente con Ghost e Point Break.