La piccola Chihiro non sopporta l'idea di traslocare e di perdere i propri amici, ma non può far niente per impedirlo. Proprio quando la famiglia è in viaggio verso la nuova casa, il padre imbocca una strada sterrata che termina davanti a un tunnel misterioso. I genitori sceglieranno di attraversarlo nonostante le rimostranze di Chihiro, per giungere a un parco dei divertimenti abbandonato, almeno apparentemente.
La città incantata è stato il film che ha introdotto l'opera di Hayao Miyazaki al pubblico mainstream occidentale. Un Orso d'Oro e un Oscar portarono il regista giapponese fuori anche dalla nicchia nostrana della generazione Goldrake, quelli come me che, appassionati di manga e anime, lo conoscevano e seguivano da sempre.
Tuttavia questo preambolo non deve far pensare al peggio. Per ottenere questo risultato, Miyazaki non é sceso ad alcun compromesso, né qualitativo né culturale. Nonostante in molti si siano sforzati nel confrontarlo con opere occidentali come Alice nel paese delle meraviglie o Il Mago di Oz, La città incantata resta un'opera legata alla tradizione giapponese e ai temi più cari di Miyazaki.
Una protagonista di dieci anni, un mondo magico, i bambini che salvano gli adulti: solo l'ecologia, tra i temi di Miyazaki, è quello un po' più trascurato (ma c'è) in Spirited Away. Il regista si dimostra particolarmente ispirato (girò tre ore di filmato, poi ridotte a due), sceglie come di consueto di limitare al minimo la computer grafica a favore dell'animazione manuale, e completa l'opera con la splendida colonna sonora del fidato Joe Hisaishi.
La città incantata
Il Verdetto
"La città incantata" riassume gran parte dei tropi narrativi di Miyazaki, accompagnando lo spettatore in una straordinaria allegoria sulla vita, la crescita e la perdita.