La prima notte di quiete
Scheda del Film
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Recensione
La prima notte di quiete di Valerio Zurlini è un’opera che si staglia nel panorama del cinema italiano come un ritratto intimo e doloroso della desolazione esistenziale. Ambientato in una Rimini che vive di contrasti, il film è un raffinato affresco di un’umanità intrappolata in un malinconico nichilismo, enfatizzato da una fotografia straordinaria e da un cast in stato di grazia.
La Rimini di Zurlini è lontana dalla vitalità nostalgica e sognante che Fellini catturerà un anno dopo in Amarcord. Qui la città è un luogo sospeso, intriso di un’atmosfera crepuscolare e quasi metafisica. La fotografia di Dario Di Palma, con il suo magistrale uso della luce naturale e delle tonalità grigie, incarna la disillusione dei personaggi. La nebbia avvolge tutto in un velo opprimente, che amplifica la sensazione di isolamento. Le spiagge deserte, le strade spoglie e le case decadenti sembrano riflettere il vuoto interiore dei protagonisti, rendendo la città un vero e proprio personaggio del film.
La trama segue Daniele Dominici, interpretato da un affascinante e tormentato Alain Delon, un professore di letteratura che si trasferisce a Rimini per insegnare in un liceo. Il suo arrivo lo introduce in un microcosmo dominato dall’apatia, dove un gruppo di giovani e adulti si abbandona a un’esistenza priva di scopo, tra relazioni fugaci, tradimenti e autodistruzione. Le vicende si snodano in un crescendo di tensione emotiva che culmina in un epilogo tragico e inevitabile, specchio della fragilità umana.
Uno degli aspetti più affascinanti del film è l’uso delle citazioni letterarie, che arricchiscono il tessuto narrativo e offrono spunti di riflessione sul destino e sull’esistenza. Daniele introduce i suoi studenti – e, implicitamente, gli spettatori – a figure come Leopardi e Baudelaire, autori che incarnano la malinconia e il disincanto. La letteratura diventa così uno specchio per le inquietudini dei personaggi, legando la loro tragedia personale a temi universali.
Il cast offre una prova corale convincente, con Alain Delon che emerge come una presenza magnetica. Il suo Daniele è un personaggio complesso, affascinante e distruttivo, che incarna perfettamente la decadenza morale che permea il film. Giancarlo Giannini, come sempre impeccabile, aggiunge una nota di cinismo e ambiguità, mentre Sonia Petrovna dona al personaggio di Vanina una fragile sensualità, simbolo di un’innocenza già irrimediabilmente perduta. Anche gli attori secondari, tra cui Alida Valli, arricchiscono il racconto con interpretazioni sfumate e intense.