L’ultima notte di Amore
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Recensione
Quando si parla di noir, si tira in ballo un genere estremamente codificato: tempo fa avevo scritto un articolo sulla fase primordiale e “classica”, quella degli Anni Quaranta e Cinquanta. Non mi colloco tra gli estremisti che ne hanno decretato la morte disconoscendo ogni opera successiva. Il cosiddetto neo-noir ha prodotto, sia su carta che su schermo, opere decisamente meritorie.
Questa opera “terza” di Andrea Di Stefano sembra marcare tutte le caselle stilistiche e narrative che si richiede ad un film (neo)noir: un ambientazione urbana (Milano) quasi sempre notturna e declinata nella realtà di un terzo millennio dove la città è divisa tra la mala “storica” (‘ndrangheta) e quella nuova (cinesi), l’ambiguità e la tensione, una narrazione sottilmente giocata sui flashback. Peccato che il regista/sceneggiatore abbia dimenticato la prima delle dieci “regole” teorizzate dal padre del genere, Raymond Chandler: “Devono essere credibili sia la situazione iniziale che l’epilogo”.
Ora, il problema de L’ultima notte di Amore è che la scena-clou, quella che porta in dote il primo significativo twist e che resetta l’azione allineandola temporalmente con la scena dei festeggiamenti per la pensione di Franco, ha molti pregi realizzativi ma ha un difetto da matita più rossa che blu: è poco plausibile. Il setup è talmente plateale da inquinare tutto il resto della pellicola. Se fosse stato posizionato nel finale della sceneggiatura, il regista avrebbe avuto almeno una scappatoia. Invece è costretto a mostrarci tutta la concitata fase iniziale d’indagine implorandoci di credere che sì, nel 2023, in un Paese problematico ma comunque facente parte dell’Occidente evoluto, le cose potrebbero andare così.
E’ un peccato che un problema di scrittura possa marchiare un film che più in generale ha un’ottima costruzione, una messa in scena serrata e interessante, e un’ottima recitazione sia dal solito Pierfrancesco Favino, sia dalla sorprendente Linda Caridi e da tutto il cast dei comprimari. Ma l’elasticità della sospensione d’incredulità ha dei limiti.