Negli anni 40, Dalton Trumbo (Bryan Cranston) è uno tra gli sceneggiatori più pagati al mondo e scrive i testi di pellicole classiche di Hollywood. Presenza fissa nella scena sociale hollywoodiana, schierato con i sindacati e attivo politicamente per il riconoscimento dei diritti civili e della parità di retribuzione, Trumbo, insieme ai suoi colleghi, è chiamato a testimoniare di fronte al Comitato per le Attività Antiamericane nell'ambito dell'ampia indagine sulle attività comuniste negli Stati Uniti. Trumbo si rifiuta di rispondere alle domande della Commissione: per questo motivo riceve una condanna con arresto in una prigione federale che gli causa, tra le altre cose, anche l’ostilità della potente giornalista anti comunista Hedda Hopper (Helen Mirren).
Gli Stati Uniti, e Hollywood in particolare, hanno una maniera tutta particolare di fare i conti con il loro passato.
Quel che Dalton Trumbo e i suoi colleghi hanno subito nei primi Anni Cinquanta rientra nella più ampia Campagna di "caccia alle streghe" comuniste dei vari epigoni del senatore McCarthy.
Il fatto che i lavoratori del cinema fossero dei "privilegiati" desiderosi di far valere un principio non rende meno iniqua e anti-libertaria l'azione di boicottaggio che subirono, per non parlare dell'anno di carcere inflitto a Trumbo.
Il film di Jay Roach fa il suo dovere di servizio della memoria, ma "dimentica" di raccontarci come Hedda Hopper, che tante carriere stroncò, ha ancora la sua stella nella Walk of Fame. Ronald Reagan, all'epoca presidente del sindacato attori che denunciò i colleghi, trent'anni dopo divenne Presidente degli Stati Uniti.
Come dicevo, gli Americani hanno un modo tutto loro di fare i conti col passato.
L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo
Il Verdetto
Trumbo è un tributo onorevole e ben recitato ai principi di libertà di un brillante scrittore, tuttavia la sceneggiatura non è all'altezza delle opere del buon Dalton.