Philip Marlowe ha avuto svariate declinazioni cinematografiche, ma soltanto Robert Mitchum l'ha interpretato più di una volta. Può sembrare paradossale che uno degli attori cult del noir classico non abbia indossato i panni del celebre investigatore creato da Raymond Chandler nei suoi anni di gloria, ma probabilmente l'altezza e il fisico prestante di un Mitchum trentenne poco si sarebbero prestati per quell'immagine sgualcita che di solito associamo al personaggio. Molto meglio alle porte dei sessant'anni, con una carriera oramai declinante.
Addio, mia amata (Farewell, my lady) è stato (sinora) il romanzo più trasposto di Marlowe: ne fecero addirittura due pellicole a distanza di due anni (1942 e 1944), la prima "apocrifa" (il protagonista aveva un altro nome), la seconda con Dick Powell.
In questa versione Mitchum è perfetto nel trasmettere il disincanto di Marlowe, sempre in bilico tra disillusione e voglia di giustizia. La regia di Dick Richards fa il suo senza mai essere invasiva, dipingendo in maniera competente una Los Angeles decadente. La trama è intricata e piena zeppa di doppi giochi, ma come in tutta la filmografia di Marlowe non è essenziale seguire l'intreccio, quanto il gioco psicologico ed emotivo dei personaggi. Menzione meritata a Charlotte Rampling per il gelido personaggio di Velma e a Sylvia Miles per l'etilica Jessie, ma in generale tutto il cast è calzante ed efficace nei rispettivi ruoli.
Da vedere preferibilmente in lingua originale ("poliziotto privato" è già un buon indizio di dove va a parare il doppiaggio).
Marlowe, il poliziotto privato
Il Verdetto
Pur non eccellendo nella costruzione del racconto, "Farewell, My Lovely" ci mostra l'assoluta originalità dell'interpretazione di Marlowe da parte di Robert Mitchum.