Nino, emigrato in Svizzera, riesce ad ottenere un contratto trimestrale come cameriere in un ristorante, ma viene licenziato e privato del permesso di soggiorno. Nino invece di tornare in Italia si rifugia in casa di Elena un esule greca. Espatriato come lui ma per ragioni fiscali, un industriale italiano lo assume al suo servizio...
Che meraviglia che era, Nino Manfredi negli Anni Settanta! Liberatosi dell'opprimente marchio della "commedia all'italiana", in quella decade non sbagliò un colpo.
In Pane e Cioccolata il ruolo di Nino era stato scritto per Ugo Tognazzi, a cui Manfredi subentrò in corsa. La cosa cui si fa fatica a credere è che l'attore ciociaro si trovò veramente male a lavorare con Franco Brusati, regista e sceneggiatore del progetto: i due si promisero di non lavorare mai più assieme. Manfredi apportò molte modifiche al personaggio, avanzando pretese sui credits della sceneggiatura, che infine ebbe.
Il personaggio di Manfredi è un antieroe per eccellenza, che non merita nessuna pietà negli occhi con cui Brusati lo inquadra. E' un miserabile che si arrangia, e rappresenta appieno quel che il regista pensa dei propri connazionali; tutti i personaggi in qualche modo "negativi" (l'imprenditore di Johnny Dorelli, ad esempio) sono italiani. Nonostante gli screzi, Manfredi è perfetto per veicolare il sentimento dell'autore, uno come Sordi, per esempio, non sarebbe stato adatto. Difficilmente l'Albertone nazionale sarebbe riuscito a veicolare la rassegnazione priva di cinismo del collega.
Pane e cioccolata è un film sull'emigrazione il cui focus esclusivo è rappresentato dagli emigranti, mentre non c'è attenzione alcuna verso gli ospitanti. Brusati indugia visivamente su alcuni cliché invecchiati male come la dicotomia tra ricco e povero/bello e brutto, ma regala alla storia del cinema alcune scene memorabili come quella dei festeggiamenti degli emigranti.
Pane e Cioccolata
Il Verdetto
"Pane e cioccolata" è una sapiente, poetica e caustica critica sociale al fenomeno dell'emigrazione italiana, che consacra Nino Manfredi come interprete d'autore degli Anni Settanta.