Pericolosamente insieme
Scheda del Film
Dove vedere “Pericolosamente insieme” in streaming
Recensione
Se un film viene “dimenticato” nelle filmografie di tutti quelli che vi hanno partecipato, un motivo ci sarà. Legal Eagles di motivi ne ha molteplici, e anche noi in Italia abbiamo voluto dare un piccolo contributo con il nostro titolo adattato, che ignora del tutto il gioco di parole dell’originale. Ma erano gli Anni Ottanta, bellezza!
Quello che fa più impressione di Legal Eagles è che si tratta di un film con un budget spropositato per l’epoca: ben 40 milioni di dollari. Pensate che quell’anno l’Oscar per miglior film venne vinto da La mia Africa, costato “appena” 28 milioni…Di certo in questa “generosità” dei produttori deve aver pesato il nome del regista, Ivan Reitman, allora reduce dal clamoroso successo commerciale di Ghostbusters.
La domanda però nasce spontanea: dove sono finiti tutti quei soldi, se non in ingaggi importanti per il regista e per un cast di primissimo piano? Di certo non sulla sceneggiatura, un tentativo abbastanza raffazzonato di mescolare generi senza trovare mai un tono che facesse da trait d’union.
Legal Eagles procede per sovrapposizioni: commedia romantica, legal drama, giallo, thriller, persino un po’ d’azione. Ogni “stacco” di camera potrebbe essere il preludio ad un cambio di tono. C’è di tutto, ma ha poco senso d’insieme, e allora lo spettatore deve rifugiarsi in qualche scena riuscita meglio, dimenticandosi di tutto il resto, in primis i personaggi, che vengono “tritati” dallo sciatto copione e finiscono per fare cose insensate anche all’interno della sospensione dell’incredulità. E’ incredibile, per esempio, come dei dipinti tanto preziosi vengano maltrattati o sacrificati in costosissimi (per la produzione) incendi da gente il cui mestiere dovrebbe essere quello dei mercanti d’arte.
La notizia è che anche Robert Redford ha fatto film brutti. Lo immaginiamo ad aggirarsi per il set, senza crederci troppo neanche lui. Ad un certo punto c’è una scena dove improvvisa un balletto in accappatoio sulle note di Singin’ in the rain. Un momento buffo, regalato alla telecamera mentre il film cerca di raccontarci goffamente una delle affinità tra i due protagonisti (l’insonnia). Ce n’era bisogno? Di comicità involontaria, per dire, ce n’è fin troppa.