Rupert Pupkin, aspirante divo, passa la sua vita a preparare spettacoli che sogna di poter interpretare, prima o poi, alla televisione. Un giorno riesce a salire sulla macchina del suo idolo, Jerry Langford, chiedendogli di poter partecipare al suo show. Langford, per liberarsene, lo invita a telefonargli in ufficio. Da questo momento, per Rupert, è tutto fatto, e comincia così il suo assedio a Langford...
Ci credereste che nei primi anni Ottanta Martin Scorsese aveva deciso di dedicarsi esclusivamente ai documentari? C'è voluto uno script del critico cinematografico Paul D. Zimmermann per convincerlo a mettere in scena una commedia amara e satirica come The King of Comedy.
Il regista italo-americano arruolò il suo fedele sodale Robert De Niro per interpretare l'ossessionato e ossessionante Rupert Pupkin, mentre ci volle qualche ricerca in più per inquadrare Jerry Lewis come Jerry Langford, mito personale di Rupert.
Il lavoro di De Niro sul personaggio è stato memorabile, come ci aveva abituato nei suoi anni di massima gloria. Pare che il buon Robert passò alcune settimane pedinando i propri stalker, per carpirne abitudini e vezzi. Il risultato è Rupert, un uomo che suscita tenerezza, compassione e disprezzo al tempo stesso, un uomo conscio del tempo che passa e che esige un posto nella vita, senza "partire dal basso" come gli suggerisce Jerry, ma prendendosi tutte le scorciatoie necessarie.
Scorsese prende abilmente di mira l'industria mediatica e il sogno americano, peccato che all'epoca il film ebbe poco successo di critica e di pubblico (2 milioni d'incassi su 18 di budget). Recuperatelo, se non l'avete già fatto, lo merita.
Re per una notte
Il Verdetto
In gran parte frainteso al momento della sua uscita, "Re per una Notte" oggi sembra aver anticipato molti temi reali, impreziosito da una grande interpretazione da parte di De Niro.