Saranno Famosi
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Recensione
Saranno famosi (Fame), diretto da Alan Parker nel 1980, non è soltanto un film musicale di successo, ma un vero e proprio manifesto culturale che ha lasciato un’impronta indelebile sia nel cinema degli anni ’80 che nell’immaginario collettivo. Più che raccontare semplicemente le vicende di giovani aspiranti artisti alla High School of Performing Arts di New York, Saranno famosi ha definito un linguaggio estetico e narrativo che sarebbe diventato la base per una serie di film musicali successivi come Flashdance (1983) e Footloose (1984), nonché l’antenato spirituale dei moderni talent show televisivi.
Il cuore pulsante del film è senza dubbio la sua coralità. Parker orchestra una serie di storie intrecciate che seguono studenti di danza, musica e recitazione, ciascuno con sogni, insicurezze e conflitti personali. Pur utilizzando alcuni cliché tipici del genere – l’artista tormentato, il talento incompreso, la ribelle con un passato difficile – la scrittura riesce a donare profondità ai personaggi, evitando che diventino semplici stereotipi.
Questi ragazzi non sono solo veicoli per numeri musicali spettacolari: sono anime in cerca di un posto nel mondo artistico e nella vita reale. Le loro storie toccano tematiche universali come l’identità, l’autenticità e il costo emotivo dell’ambizione. Alan Parker evita il sentimentalismo facile, optando per una regia che bilancia realismo urbano e slanci onirici, lasciando emergere la lotta tra il desiderio di affermazione e la paura del fallimento.
Visivamente, Saranno famosi cattura l’energia ruvida di New York, utilizzando location reali che donano al film un’immediatezza quasi documentaristica. Ma è nelle scene musicali che Parker innesta un’estetica nuova per il genere: coreografie che esplodono spontaneamente negli spazi urbani, studenti che danzano tra le auto o cantano nei corridoi della scuola, eliminando la barriera tra vita quotidiana e performance artistica.
Questo approccio ha anticipato il musical moderno, dove la narrazione e la musica si fondono in maniera organica, aprendo la strada a film successivi che avrebbero utilizzato la danza e la musica non come semplici intermezzi, ma come estensioni emotive della storia.
Il vero cuore pulsante del film è però la sua colonna sonora, un elemento che ha trasformato Saranno famosi in un fenomeno culturale. La title track “Fame”, interpretata da Irene Cara, è diventata un inno generazionale, capace di catturare l’essenza del film: il desiderio irrefrenabile di emergere e “vivere per sempre” attraverso l’arte. La canzone ha vinto l’Oscar per la miglior canzone originale, consacrandola nella storia della musica pop.
Oltre al celebre singolo, l’intera colonna sonora è un mix travolgente di funk, disco e ballad emotive, perfettamente sintonizzate sulle atmosfere degli anni ’80. Non è un caso che molte sequenze del film siano state replicate o citate in videoclip musicali successivi, segno dell’impatto visivo e sonoro dell’opera.
L’influenza di Saranno famosi va oltre il cinema musicale. Il film ha innescato una riflessione sul concetto stesso di talento e sulla spettacolarizzazione del successo, anticipando di decenni la logica dietro i talent show moderni come American Idol, X Factor e The Voice. L’idea di giovani sconosciuti che lottano per emergere in un contesto competitivo, con telecamere pronte a catturare ogni slancio emotivo e ogni caduta, trova le sue radici proprio in questo film.
Inoltre, Saranno famosi ha dato vita a una serie TV di successo negli anni ’80 e a diversi adattamenti teatrali e spin-off, a testimonianza della sua forza narrativa e del suo richiamo intergenerazionale.