The Brutalist
Scheda del Film
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Recensione
The Brutalist (2024), diretto da Brady Corbet, è un imponente dramma epico che esplora temi come l’immigrazione, il trauma e l’ambizione artistica. Al centro della storia troviamo László Toth (interpretato da Adrien Brody), un architetto ungherese di origini ebraiche sopravvissuto all’Olocausto, che fugge dall’Europa devastata dalla guerra per ricostruire la sua vita negli Stati Uniti. La sua lotta per affermarsi in un nuovo mondo è intrecciata al tentativo di superare le cicatrici del passato.
L’architettura, nello stile Bauhaus di Toth, diventa una metafora del suo percorso interiore: linee pulite e geometrie rigide che contrastano con il caos emotivo della sua esistenza post-traumatica. Brody offre una performance intensa e profonda, rappresentando un uomo consumato dalle sue ambizioni e dalle sue paure, sostenuto da Felicity Jones, che interpreta Erzsébet, la moglie, anch’essa segnata dal dolore della guerra.
Il film, girato su pellicola 35mm, è un’esperienza visiva immersiva grazie alla regia di Corbet e alla fotografia di Lol Crawley. Le immagini, come l’inquadratura capovolta della Statua della Libertà, e l’uso del cemento negli edifici progettati da Toth, riflettono simbolicamente i temi di sopravvivenza e identità. La colonna sonora di Daniel Blumberg completa l’atmosfera, sottolineando i momenti di tensione e grandezza.
Con una durata di oltre tre ore e mezza, The Brutalist richiede pazienza, ma ripaga con una narrazione ricca di dettagli e sfumature. La storia, che si sviluppa lentamente, affronta temi complessi come l’identità ebraica e il sogno americano, dipingendo un ritratto cupo ma affascinante del destino degli immigrati.
