The First Slam Dunk
Scheda del Film
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Recensione
Ah, gli Anni Novanta, la NBA di Michael Jordan (ma io tifavo per John Stockton…), la Basket town bolognese (ma io tifavo Virtus…Roma!), l’amore viscerale per il basket di un (post)adolescente che trova compimento nell’altra grande passione: quella dei manga. Slam Dunk è uno dei più importanti spokon di sempre, e letto in quell’epoca e amando quello sport è stata un’esperienza formativa di gran peso.
Takehiko Inoue è sempre stato un personaggio particolare: molti altri autori avrebbero cavalcato il successo tirando il manga per le lunghe (ce l’ho con te, Yoichi Takahashi…), oppure avrebbero generato altri franchise simili (parlo di te, Ikki Kajiwara…). Inoue ha invece chiuso Slam Dunk secondo i suoi piani, e ha poi avuto altro successo producendo un gekiga come Vagabond.
The First Slam Dunk è un progetto che punta a portare, per la prima volta, in animazione la partita finale del manga (Shohoku vs Sannoh), ma lo fa con l’intelligenza non banale di Inoue (che ne è regista e sceneggiatore). Il focus non è più il solito Hanamichi Sakuragi, bensì il playmaker Ryota Miyagi. Una scelta non banale, anche qui, ma che condivido. Miyagi è sicuramente il personaggio del quintetto Shohoku più “trascurato” dal manga: non ha le attenzioni da protagonista di Sakuragi e neanche quelle dell’antagonista Kaede Rukawa; non ha neanche una background story come Akagi o Kogure, tanto meno un arco di redenzione come Mitsui, probabilmente il personaggio più interessante.
Inoue riesce a ricostruire la partita contro il Sannoh in forma pedissequa e fedele, intervallandola con numerosi flashback dell’infanzia di Miyagi, costruendogli una origin story che ben s’incastra con tutto il resto delle storyline e relazioni di Slam Dunk. Il film è assai emozionante e sposa appieno lo stile “relativamente realistico” del manga: sembra di assistere ad una vera partita di basket. Il character design fa uso di CGI in una maniera ben dosata, non tradendo lo stile grafico originale (vorrei ben vedere…) ma dando la piena impressione di assistere ad un’opera contemporanea.