Mickey Pearson, un espatriato statunitense, ha costruito il suo impero criminale, basato sulla marijuana e altamente redditizio, a Londra, nella capitale inglese. Quando viene fuori la notizia che sta cercando di tirarsi fuori per sempre dall'attività, si innescano complotti, piani machiavellici, atti di corruzione e ricatti, nel tentativo di prendere il suo posto.
Ne ha fatta di strada Guy Ritchie, dai tempi di "Lock & Stock". Il regista inglese ha estremizzato il concetto di rendere riconoscibile il proprio cinema, tanto che se dico "film alla Guy Ritchie" so già di cosa sto parlando e dove la pellicola andrà a parare, ovvero un gangster movie ironico-grottesco.
The Gentlemen segna quindi il ritorno di Guy Ritchie nella sua comfort zone, dopo aver forse collezionato qualche delusione di troppo. Il film è l'ennesima variazione sul tema: piccola, media e grande criminalità che si rincorrono tra siparietti comici, agnizioni parossistiche e parodiche stereotipizzazioni.
Il titolo anticipa poi cos'aspettarsi: un cast quasi totalmente maschile, con la sola eccezione della stupenda Michelle Dockery, che comunque ha un ruolo poco più rilevante di una "moglie di". Come sempre, poi, il lavoro del regista è marcato sul background etnico e culturale dei singoli personaggi: abbiamo il texano Mickey Pearson di Matthew McConaughey, l'altezzoso londinese Fletcher di Hugh Grant, il rissoso Coach irlandese di Colin Farrell.
L'unico aspetto di novità, in qualche modo, è quello che la consueta e caotica stratificazione della narrazione ritchiana, alla quale i fan sono ben abituati, sconfina nel metacinema. È tramite la storia di Fletcher che man mano si vengono a conoscere i fatti, perché il racconto del personaggio di Grant è praticamente l’intero film di Ritchie; o in altre parole, il Grant sceneggiatore è Ritchie stesso – un personaggio che ama il 35mm ma trova noioso La conversazione di Coppola (folle).
La regia e ottima e anche la fotografia dice la sua, ma non sono argomentazioni sufficienti a giudicare questo esperimento retrò qualcosa di più di una crisi di mezza età artistica. La natura indefinita di The Gentlemen e il suo sentore di "già visto", lo rende una via di mezzo tra l’auto-plagio e l'homage a un cinema che non c’è più.
The Gentlemen
Il Verdetto
"The Gentlemen" è la conferma di tutti i cliché dei film di Guy Ritchie, un film "maschio" che sa intrattenere, ma non stupire.