The Whale
Scheda del Film
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Recensione
A quindici anni da The Wrestler, Darren Aronofsky torna ad un cinema a lui congeniale, quello delle storie di redenzione. Stavolta, però, si tratta di un adattamento teatrale da un’opera di Samuel D. Hunter, che ha curato anche la sceneggiatura del film. Non avendolo visto a teatro non posso fare paragoni e capire se quello che non mi ha convinto del film derivi da un difetto d’origine: a margine prendo nota di alcuni cambiamenti di trama, sospetti (in origine si faceva esplicito riferimento alla religione mormone) o addirittura sostanziali (Thomas era un missionario anziano, Ellie non vedeva Charlie dall’età di due anni…).
Il problema di The Whale è che, pur avendo un’encomiabile e claustrofobica messa in scena, pur essendo un film di attori che valorizza la sua star, manca totalmente di umanizzare il protagonista. Aronofsky tende al feticismo nelle inquadrature a quelle magnifiche installazioni prostetiche (date un Oscar al truccatore) che deformano l’aspetto di Brendan Fraser. Charlie è nascosto da quel corpo, non solo fisicamente, ma anche emotivamente. La sua storia di redenzione è fin troppo telefonata, prevedibile e didascalica: le metafore con la storia di Moby Dick, il continuo rimpallo con il concetto della salvezza religiosa (la parabola del profeta Giona)…Quello che il regista ha sapientemente tolto dalla scena (la luce, innanzitutto, il gioco delle penombre tramite la fessura dell’angolo cottura) ha finito per addensarlo nel testo e nel sotto-testo.