Tron
Scheda del Film
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Recensione
Tron è il perfetto esempio di come idee solide, dense e pionieristiche non necessariamente portino alla realizzazione di un buon film.
La pellicola di Steven Lisberger ha avuto il merito di visualizzare l’high concept dietro ai videogames, in un anno (1982) in cui a malapena esisteva l’home computing (era stato appena rilasciato il Commodore 64). A distanza di 40 anni, Tron è ancora la rappresentazione più brutalmente onesta e accurata di come funzionano i computer.
Uno dei due problemi principali del film è proprio lo stile della visualizzazione. Gli effetti visivi utilizzati per Tron, un abbozzo di CGI nettamente in anticipo sui tempi, all’occhio odierno risultano oggettivamente limitati, sono invecchiati malissimo. Hanno subito lo stesso destino del primissimo 3D nel gaming (ricordate Virtua Fighter?). Ecco, questi effetti invecchiatissimi costituiscono l’ossatura del film, occupando qualcosa vicina ai quattro quinti del minutaggio complessivo.
E poi c’è lo script. Sì, perché astraendosi un attimo dal visual concept, Tron è un film confusionario; la maggior parte degli snodi narrativi non sono chiari, si capiscono soltanto l’obiettivo finale di Flynn e il motivo per cui viene catapultato nel contesto digitale. Il resto è (dovrebbe essere) un viaggio nella meraviglia delle scelte estetiche di Lisberger.
Alla sua uscita Tron fu un successo, ma per anni, probabilmente per i motivi che ho descritto prima, è diventato un film “dimenticato” e con un’eredità reale abbastanza discutibile. Non è diventato quindi un “Fantasia” degli Anni ’80 come sarebbe piaciuto alla Disney e probabilmente è stato uno dei pochi casi in cui la realizzazione di un sequel (Tron Legacy) avesse un senso.