31 Gennaio 2019

L’età della convivenza

L’età della convivenza

Comprendere una società così lontana come quella giapponese non è semplice. Non lo è neppure provando a fruire dei loro prodotti d’intrattenimento più esportati (manga, anime). A volte parlo con persone che sono andate in vacanza in Giappone, rimaste folgorate dagli outfit delle giovanissime ragazze del posto, così aggressivi ed estremi. Si tratta di una parvenza di modernità, o di un gesto di ribellione contro una società ancora fortemente improntata ad un maschilismo ben più forte di quello occidentale, legato alla tradizione conservatrice del paese del Sol Levante.

Uno specchio fedele e lapalissiano dei costumi giapponesi ce lo offre il Maestro Kazuo Kamimura, uno dei più raffinati interpreti dello gekiga, scomparso prematuramente all’età di 46 anni. Il Giappone degli Anni Settanta non aveva ancor intrapreso alcun percorso di emancipazione femminile, per questo lo spunto narrativo alla base de L’età della convivenza (Dōsei jidai) era tanto provocatorio.

L’amore è sempre pieno di errori. Se c’è bellezza nell’amore, lo si deve agli errori commessi da un uomo e una donna”.

I protagonisti sono Kyoko, una ragazza di 21 anni, e Jirō, un giovane uomo di 23. I due si sono conosciuti alla scuola di design e entrambi lavorano nel mondo delle arti visive (lui come illustratore freelance, lei come designer in un’agenzia pubblicitaria) e hanno deciso di convivere in un piccolo appartamento del quartiere di Shinjuku, a Tokyo. Una scelta considerata immorale, nella società nipponica dell’epoca, e che inevitabilmente ha un peso sull’evoluzione e la crescita della loro relazione.

Nonostante l’amore e, anzi, soprattutto a causa di esso, ormai autosufficiente e non più legato all’istituto matrimoniale, visto come una costrizione e una conseguente castrazione, Kyōko e Jirō si avventurano in un mondo sconosciuto, dove spesso appaiono impauriti. Sono chiamati in prima persona a costruire un territorio di fiducia reciproca, muovendosi come equilibristi tra i continui imprevisti che la vita offre.

È Kyoko, di fatto, la vera protagonista dell’opera: viviamo le singole storie soprattutto dal suo punto di vista ed è specialmente lei ad evolversi e a cambiare, sia professionalmente che a livello emotivo. Conosciamo le sue insicurezze e le sue paure, i suoi desideri e le sue riflessioni. La convivenza, in fondo, è un “rischio” soprattutto per lei.

Kamimura oscilla tra una visione distaccata e momenti di intesa partecipazione emotiva. Da un lato, enfatizza tra le pieghe della cronaca quotidiana quei momenti di crisi e slancio, cercando di restituire un’immagine viva dell’epoca della convivenza, dall’altro questi piccoli e grandi drammi garantiscono la possibilità di indagare la profondità dell’animo umano.

Nonostante la profondità dell’opera, la narrazione è tutt’altro che appesantita, e fluisce rapida grazie ad una divisione in agili episodi (apparentemente) autoconclusivi che si rincorrono l’un l’altro a tracciare una storia più ampia, una storia interiore più che esteriore, attraverso l’alternanza degli stati d’animo e delle tonalità emotive fondamentali in un sapiente gioco di chiaroscuro, nel quale si intrecciano amore e odio, vita e morte, gioia e disperazione.

L’età della convivenza è un capolavoro dove la quotidianità viene immortalata e sublimata in un tratto pulito, minimalista e sempre puntuale

Il Capolavoro assoluto di Kazuo Kamimura
L'età della convivenza esplora praticamente tutte le fasi significative di una relazione amorosa tra due ventenni calandola nel contesto bacchettone, patriarcale e conservatore del Giappone Anni Settanta. Nella poetica esistenzialista di Kamimura emerge tutta la differenza e il contrasto tra il maschio capriccioso e la femmina incastrata nel pregiudizio.
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Commenti 1

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