4 Giugno 2022

Mitsuru Adachi: una retrospettiva

Mitsuru Adachi – Bibliografia essenziale

  • Nine (1978-80) (5 vol. Flashbook edizioni)
  • Hyatari Ryoko (1979-81) (5 vol. Flashbook edizioni)
  • Miyuki (1980-84) (12 vol. Star Comics)
  • Touch (1981-86) (26 vol. Star Comics)
  • Rough (1987-89) (12 vol. Star Comics)
  • Slow Step (1987-91) (7 vol. Star Comics)
  • Short Program (1988) (4 vol. Star Comics)
  • Nijiiro Togarashi (1990-92) (11 vol. Flashbook edizioni)
  • H2 (1992-99) (34 vol. Star Comics)
  • Misora per sempre (2000-01) (5 vol. Star Comics)
  • Katsu! (2001-05) (16 vol. Flashbook edizioni)
  • Cross Game (2005-10) (17 vol. Flashbook edizioni)
  • Q and A (2009-12) (6 vol. Star Comics)
  • Mix (2012-in corso) 18+ vol. Star Comics)

In un settore così processuale e categorizzato come l’editoria manga in Giappone, l’opera di Mitsuru Adachi è emersa negli anni in tutto il suo carattere, difficile da inserire nelle tradizionali caselle nipponiche. In un mondo che suddivide le storie in shonen (per ragazzi) e shojo (per ragazze), Adachi è stato in grado di pubblicare le sue serie su riviste di entrambi i generi, a certificare l’impossibilità di catalogarlo. Di solito con lui gli editor si regolano così: se il personaggio protagonista è un ragazzo, l’opera viene classificata come shonen, altrimenti è uno shojo. Va per onestà aggiunto che le sue opere principali sono tutte considerate degli shonen, con due o più protagonisti maschili che cercano di conquistare la protagonista femminile. Ciò non toglie nulla all’unicità dell’autore.

I manga di Adachi sono stati generalmente definiti “commedie scolastiche”, per via dell’ambientazione. Questa nomenclatura è stata associata anche ad altri autori ed opere, tuttavia nessuno lo identifica quanto il mangaka di Isesaki. Le storie si concentrano quasi invariabilmente sulle vicende dei club sportivi, che nelle scuole superiori giapponesi sono istituzioni importantissime; i protagonisti crescono contemporaneamente sul campo e fuori, impegnandosi tanto nelle loro prime storie d’amore quanto per vincere i campionati. Il baseball è lo sport preferito di Adachi, quindi non sorprende che i suoi lavori più noti e più lunghi (Touch e H2) siano focalizzati su di esso. Tuttavia, nella sua carriera Adachi ha variato spesso, focalizzandosi sul nuoto (Rough, il primo pubblicato in Italia), sulla boxe (Katsu!, Slow Step) e calcio (Jinbe). Ha sviluppato anche alcune storie non sportive: Miyuki e Hiatari Ryoukou sono delle commedie romantiche pure (non a caso pubblicate su riviste shojo), mentre Niji Iro Togarashi è un racconto medieval-fantastico. Questo per dire che, nonostante l’ottima dissertazione di Andrea Gagliardi, Mitsuru Adachi non scrive sempre la stessa storia, anche se utilizza spesso gli stessi caratteri e tropi narrativi. Non potrebbe essere diversamente dato che, a meno di casi eccezionali, egli racconta sempre le vite di adolescenti in ambito scolastico, impacchettate in uno stile inconfondibile.

Stile e stilemi

E’ vulgata comune, tra gli appassionati di manga, dichiarare che Mitsuru Adachi o lo si ama o lo si odia. Che si tratti di un autore “divisivo” è fuor di dubbio, perché le caratteristiche delle sue storie sono, a seconda del gusto individuale, punti di forza o di debolezza.

Le serie di Adachi sono generalmente “lente”, ovvero centellinano gli eventi importanti e necessari ai twist narrativi, concentrandosi più che altro su dettagli e sottintesi, veri momenti slice of life che aiutano a definire i personaggi e le loro relazioni. Anche nella classica serializzazione episodica settimanale che si usa in Giappone, spesso Adachi impiega intere paginate di scenari privi di personaggi e/o vignette.

Non troverete mai dialoghi serrati in un manga di Adachi, perché lui gioca quasi sempre su sguardi, non detti e inquadrature imprevedibili.

Altro luogo comune per Adachi, il fatto che i suoi personaggi siano sempre gli stessi. Ci scherza spesso anche lui, e graficamente è difficile dimostrare il contrario. Tuttavia, soprattutto per i personaggi femminili, la caratterizzazione può differire notevolmente per quanto riguarda la dolcezza, la grinta, l’assertività. Soprattutto con il passare degli anni, il Maestro sembra aver lasciato da parte dei caratteri più dolci e “materni” (Minami e Ami) per ragazze più “toste” e decise (Haruka, Mizutani).

Quanto ai temi dei manga Adachi, sono sostanzialmente due: Amore e Sport.

L’Amore per lo Sport

Il Maestro trova l’eccellenza in due aspetti della narrazione sportiva: mostrare la connessione emotiva tra essere atleti e giovani uomini ed evidenziare la quantità di lavoro che necessita una pratica sportiva di alto livello. Ciascuno dei suoi protagonisti arriva ad amare lo sport scelto, e questa gioia viene passata al lettore. Nine, il suo primo manga sul baseball, parlava di godersi il gioco; la squadra veniva mostrata mentre sconfigge un avversario strafavorito nel Koshien (il campionato nazionale di baseball delle superiori, tema ricorrente in tutta l’opera di Adachi) basandosi sulla rilassatezza e sul divertimento.

A volte, il talento e l’abnegazione sportiva sono presenti sin dall’inizio della storia; Hiro, il protagonista di H2, gioca a baseball da anni ed il suo braccio è così talentuoso da portarlo al professionismo, mentre Keisuke in Rough è stato un nuotatore sin da quando era un ragazzino. Altre volte, il protagonista inizia a praticare lo sport per via di una ragazza, ma arriva ad amarlo di proprio conto, uno spunto narrativo usata sia in Nine che in Katsu!. In Nine, Niimi si unisce alla squadra perché innamorato dell’allenatrice, diventandone un giocatore entusiasta. Il processo richiede più tempo in Katsu!, dove Satoyama fa pugilato a causa del suo interesse amoroso Mizutani, per poi scoprire di avere talento, anche non impegnandosi mai del tutto. Mentre affronta il suo rivale in un ultimo match davanti poche persone in una palestra chiusa, passa in rassegna tutte le sue ragioni per combattere, e tutte le persone che vogliono che combatta – la ragazza che ama, il suo rivale, suo padre – ma alla fine decide di combattere per se stesso.

Infine, c’è il caso più particolare, quello di Tatsuya di Touch, che è spinto a giocare a baseball per realizzare i sogni del fratello Katsuya, morto in un incidente stradale. Fino a quel momento un fannullone, mai disposto a impegnarsi in qualsiasi cosa, Tatsuya all’inizio gioca solo sfruttando la fama postuma del fratello. Man mano che cresce e va oltre il semplice ricoprire un ruolo, tuttavia, inizia a formare la propria passione, e alla fine arriva ad amare lo sport tanto quanto Katsuya. In tutti questi casi, è l’amore di Adachi per lo sport, in particolare il baseball, che brilla attraverso i personaggi, e i lettori non possono fare a meno di restarne catturati.

Adachi aggiunge anche una seria dose di realismo ai suoi sport. Molti spokon “puri” trattano le discipline allo stesso modo in cui gli shonen trattano le arti marziali: i personaggi imparano
tecniche segrete o nuove mosse per sconfiggersi a vicenda. Adachi, d’altra parte, si concentra sulla ripetizione costante che è veramente necessaria per trasformare il talento naturale in qualcosa di speciale. Touch è forse il miglior esempio in questo; Katsuya, che all’inizio sembra essere il vero talento naturale, in realtà è bravo perché ha lavorato duramente per lanciare e condizionare il suo corpo sin da quando era un bambino (una delle prime scene lo mostra mentre si esercita a lanciare palle da baseball per ore sotto la pioggia mentre Tatsuya è seduto dentro a mangiare uno spuntino). Tatsuya, nel suo sforzo di “prendere il posto” del fratello gemello, tenta di replicare il suo allenamento quotidiano, ma non riesce a farcela per più di un giorno, e alla fine deve accontentarsi di farne solo una parte. Si scopre, infine, che Tatsuya stesso era il “naturale” dei due gemelli; la grande etica del lavoro di Katsuya era nata dal desiderio di stare al passo con il fratello, soprattutto agli occhi di Minami. Nonostante questa premessa, Tatsuya impiega anni per sfruttare realmente il suo talento. Inizia la sua carriera al liceo, e assistiamo a partite in cui egli ha la stessa probabilità di colpire il battitore che di eliminarlo. Il ragazzo comincia veramente a realizzare il suo potenziale solo quando è costretto a lavorare con un allenatore che sottopone la squadra a esercitazioni così estenuanti che i giocatori riescono a malapena a mangiare alla fine della giornata. Viene illustrato con esattezza il lasso di tempo necessario per sviluppare abilità tecnico-sportive, questa attenzione ai dettagli e il realismo piaceranno ai veri appassionati di sport, e in particolare a quelli che li hanno realmente praticati, ed è senza dubbio uno dei vari motivi del successo di Adachi.

Relazioni non banali

Oltre all’ambito sportivo, Adachi brilla nella sua capacità di raccontare relazioni incredibilmente complesse tra i personaggi, soprattutto quelle romantiche. Lo fa in un modo quasi unico nei manga shonen/shojo (che di solito hanno un pubblico adolescente), usando sfumature e sottigliezza al posto del costante appiglio narrativo costituito da insicurezza e incomprensioni comiche che caratterizza molte altre serie. Dove molti altri manga sembrano costruire le relazioni su delle pietre miliari – confessione, primo appuntamento, primo bacio, eccetera – Adachi crea dei rapporti
profondamente stratificati che spesso sono solo accennati in superficie, approccio che porta il lettore ad apprezzarli di più man mano che diventa consapevole di tutto il sottointeso presente tra i personaggi.

Non sorprende che le sue relazioni più efficaci abbiano luogo nelle sue opere più lunghe, Touch e H2, ma anche opere considerate “minori” come Rough propongono intrecci ed evoluzioni non banali. La storia delle rivalità famigliari strizza l’occhio a Romeo e Giulietta, tuttavia l’evoluzione del rapporto tra Keisuke e Ami (da odio ad amore) è tutt’altro che scontato, così come l’apparizione di un “terzo incomodo” meno prevedibile del solito.

Quando si parla di Touch, comunque, non si tratta solo dell’opera più famosa di Adachi, è anche la sua migliore, perlomeno prendendo in considerazione i primi sette volumi. Il Maestro fa un lavoro straordinario nel ritrarre la dinamica tra i gemelli Tatsuya e Katsuya e la loro amica d’infanzia, nonché comune interesse amoroso, Minami. Tatsuya e Katsuya sono incredibilmente legati, come lo sono molti gemelli, e Tatsuya ha apparentemente deciso che non ci sarà competizione tra loro, facendosi sempre da parte. Eppure il loro reciproco interesse per Minami minaccia di spezzare questo legame e trascinare i due fratelli in conflitto tra loro, soprattutto perché Adachi suggerisce magistralmente come in realtà Minami ricambi Tatsuya.

Due eventi specifici illustrano questo triangolo, ed entrambi coinvolgono Minami e Tatsuya. Nel primo (nel quarto volume), Minami e Katsuya, che tutti presumono stiano insieme visto che sono amici d’infanzia e le stelle della scuola, vincono un premio come “miglior coppia”, un set di quaderni scolastici. Tatsuya, nel frattempo, ha appena usato il suo ultimo taccuino, e sta stressando Minami per dargliene un altro, al che lei gli da uno dei quaderni premio, che egli prontamente le restituisce. Dopo un tira e molla, Tatsuya alla fine le dice “Io non voglio un taccuino del genere”. Minami risponde con “Sei geloso, Tatchan!” a quel punto egli si gira e la schiaffeggia. Alla fine della giornata, la trova sola nella club house che i tre condividono fin dall’infanzia e si scusa. Minami gli risponde di non preoccuparsi e che avrebbe dovuto essere più sensibile rispetto ai sentimenti di Katsuya sull’argomento. In una scena, Adachi riesce a suggerire sottilmente sia i veri sentimenti di Minami che il conflitto interiore che Tatsuya sta attraversando, poiché inizia a rendersi conto che la sua determinazione a non rivaleggiare con il fratello potrebbe sgretolarsi di fronte ai suoi sentimenti per Minami.

La seconda scena clou si verifica nel tankobon successivo. Tatsuya, pressato da Minami nella scelta di un club sportivo, è stato indotto con l’inganno a unirsi al club di boxe dal suo amico
Harada, ma sorprendentemente decide di restare. Chiede a Minami di fare il tifo per lui, ma quando scopre che il suo primo incontro è lo stesso giorno della prima partita di Katsuya, le dice di andare a tifare per Katsuya. Lei lo fa, ma gli dice di vincere il suo incontro. Quando il giorno è finito – Katsuya ha vinto, Tatsuya ha perso – Minami trova Tatsuya imbronciato nella sua stanza, arrabbiato con se stesso per aver perso dopo che lei gli aveva detto di vincere. Lei cerca di scusarsi con lui, ma lui la ferma dicendole che questo lo fa sentire ancor più patetico, quindi lei chiede cosa vuole che faccia invece. Un po’ infastidito, il ragazzo fa un commento su come se fosse una brava ragazza, lei lo bacierebbe senza dire una parola… e lei lo fa. È il primo bacio per entrambi, e Tatsuya è così distratto dall’intera faccenda da crollare il giorno successivo, perché si era allenato duramente senza mangiare nulla. Quando Minami viene a controllarlo, e chiede perché, lui le dice che è per via del bacio e le chiede come sia riuscita a rimanere così calma. La risposta di: “Perché eri tu, Tatchan… tu sei l’unico, Tatchan, quindi posso mangiare e fare ogni cosa e tenerlo con me,
immutato per sempre”. È una scena straordinariamente toccante e sembra essere il momento in cui Tatsuya decide che non si farà da parte con suo fratello. Poco dopo, Katsuya viene investito da un’auto e ucciso, e inizia la fase della storia in cui Tatsuya cerca di colmare il vuoto della perdita collettiva (famiglia, squadra, Minami) del fratello. Anche questa fase è molto interessante e coinvolgente, ma non comparabile alla dinamica a tre.

Adachi ha poi deciso di recuperare ed estendere questo tropo narrativo per H2, una storia che è più lunga di quella di Touch e coinvolge ben quattro personaggi: Hiro, il principale protagonista, la sua amica d’infanzia Hikari, il suo migliore amico e rivale Hideo (che si sta frequentando con Hikari) e Haruka, la manager del club di baseball della scuola di Hiro. Secondo molti critici H2 è un manga inferiore a Touch e Rough perchè quello in cui la ricetta di Adachi è virata più verso lo spokon. C’è tanto, tantissimo baseball, partite lunghissime. Tuttavia, la somiglianza con Touch sta nella dinamica tra Hiro, Hikari e Hideo, con Hiro che non è disposto a intromettersi nel rapporto tra il suo migliore amico e la ragazza di cui è innamorato (molto simile a Tatsuya che non vuole intralciare Katsuya). I tre sono finiti in questa situazione perché Hiro è cresciuto più tardi di tutti gli altri, presentando Hideo a Hikari quando era ancora un bambino in settima elementare. Dopo lo sviluppo e la presa di coscienza, lei era già con Hideo. Adachi fa uno straordinario lavoro per ritrarre il rapporto tra i due, così come il germogliare dei sentimenti di Hiro per Haruka, e lascia la questione aperta per la maggior parte del manga: finirà con Haruka o si riunirà finalmente con Hikari, nonostante il dolore che questo causerebbe ad Hideo? Il manga è pieno di scene che legano i quattro in questa complessa rete di sentimenti, tre in particolare spiccano: due per la loro sottigliezza e una che mostra quanto bene Adachi gestisca la dinamica anche quando la rende palese.

La prima scena illustra perfettamente la capacità di Adachi di creare per i suoi personaggi dinamiche chiare al lettore senza spendere molto tempo in lunghe esposizioni. Avviene durante il quarto volume del manga, sulla panchina della Senkawa (la scuola di Hiro) durante un’amichevole con la Meiwa (la scuola di Hideo). Hikari, che fa il tifo per Hiro per questo giorno perché la sua squadra deve vincere per poter formare un vero club di baseball, sta parlando con Haruka su Hideo. Haruka afferma che Hikari è fortunata ad aver trovato un ragazzo che è sia di bell’aspetto che una persona simpatica, commentando che “tutti i ragazzi che pensavo fossero carini si sono rivelati dei cretini”. Hikari, che ha notato l’interesse di Haruka per Hiro, risponde: “Non so se ti è andata bene questa volta…” a quel punto vediamo un breve flashback che racconta la storia di Hiro e Hikari che crescono, principalmente mediante immagini. Vediamo Hiro come un piccolo monello di cui Hikari deve prendersi cura come se fosse il suo fratellino, lo vediamo presentare Hikari a Hideo, e andare avanti nei loro primi appuntamenti per aiutarli a superare la timidezza l’uno dell’altro.
Il flashback si conclude con una sua amica che chiede a Hikari di dare una lettera d’amore ad Hiro, scena che quasi sicuramente si svolge alla fine della terza media. Mentre lei gliela dà, Hikari si rende conto che è cresciuto e non è più il moccioso di cui si prendeva cura. Come a confermarlo, Hiro nota che finalmente sono della stessa altezza e scappa via. Quando torniamo in panchina, vediamo Haruka ricordare un commento che Hiro le fece una volta: “Quando finalmente mi sono ritrovato dell’altezza giusto e ho pensato di trovare una ragazza, tutte le belle erano perdutamente innamorate degli altri”, frase il cui significato le diviene improvvisamente chiaro mentre guarda Hikari. In sette pagine, con pochissimi dialoghi, Adachi ha fatto tutto quanto segue: dato la conferma che Hideo e Hikari hanno un buon rapporto e che Haruka ha una cotta per Hiro, ha accennato ai sentimenti non detti tra Hiro e Hikari e ha fatto capire ad Haruka l’attaccamento di Hiro a Hikari. È una scena brillantemente sottovalutata, suggestiva e che allestice perfettamente la storia.

La seconda scena clou si svolge molti tankobon dopo (volume 22, a essere precisi). Sia la squadra di Hiro che quella di Hideo hanno raggiunto il Koshien e sono in procinto di incontrarsi
nel terzo turno, quando Hiro subisce una sconfitta pesante, slogandosi gravemente la caviglia durante la partita e quindi commettendo un errore decisivo. Questo è particolarmente
significativo perché il match si svolge il giorno del compleanno di Hikari, e da quando gioca a baseball, Hiro non ha mai perso il giorno del suo compleanno. Nessuno dei due è in grado di dormire la notte, e Hikari trova Hiro in spiaggia, seduto su un muro di pietra a pensare al gioco. Alla fine, le difese emotive crollano e Hiro ammette a Hikari che la sua prima cotta è stata
lei, dicendo che avrebbe voluto affrontare Hideo al Koshien, perché non ne aveva mai avuto la possibilità alle scuole medie. Lei presume che stia parlando di baseball, ma lui dice di no, lui
sta parlando di amore. “Non essere sciocco, sei stato tu a presentarci”, risponde. “In settima elementare”, risponde Hiro. “La mia prima cotta è stata alla fine dell’ottava”. Conclude la sua retrospettiva dicendo “Sono appena cresciuto un anno e mezzo dopo tutti gli altri, tutto qui”. Finalmente ha lasciato uscire i sentimenti che teneva dentro da così tanto tempo, in quella che è
probabilmente la scena più emozionante dell’intero manga. “Stavo andando così bene… ed era il tuo compleanno… e Hideo stava aspettando… e io… ho perso” con una lacrima che sfugge al suo sguardo. Di per sé, questa sarebbe una scena molto toccante, ma Adachi non ha finito qui. Haruka, che era uscita per cercare Hiro, raggiunge la spiaggia al sorgere del sole solo per vedere,
da lontano, Hikari che abbraccia Hiro. La sua silhouette, mentre si rende conto che il ragazzo di cui è innamorata dipende ancora da un’altra ragazza per il comfort, è straziante in un modo completamente diverso. Ciò che rende questa scena ancora più impressionante è che si svolge a due terzi dello svolgimento del manga, servendo solo come climax temporaneo prima che inizi il suo ultimo arco narrativo. Come già espresso in precedenza, con questo autore è normale essere “costretti” a vedere centellinati i momenti di esplicita tensione e rivelazione amorosa, visto che la maggior parte delle dinamiche restano sotterranee.

Le opere di Adachi sono senza tempo, ma al tempo stesso il suo gusto e l’approccio alla narrazione sono passate dal mainstream degli Anni ’80 ad una sempre robusta, ma via via più stretta, nicchia.

Rivali ed Antagonisti

Una parte importante nelle storie di Adachi è ricoperta dai personaggi antagonisti, ed è un trattamento dove l’autore si prende più libertà nella caratterizzazione. Quasi sempre la rivalità sportiva ed amorosa coincidono, tuttavia l’efficacia è garantita solo se c’è una pre-esistente connessione con la ragazza al centro della contesa. Mentre Hideo è il miglior esempio della categoria (è quasi un co-protagonista, in effetti), Katsuya in Touch e, in misura minore, Nakanishi in Rough, sono entrambi efficaci perché c’è un motivo legittimo per cui la ragazza di turno si prenda cura del rivale. Senza questa connessione, ecco, generalmente non c’è motivo di credere che il rivale abbia qualche possibilità (vedi Nitta, sempre in Touch). In Adachi le dinamiche tra i protagonisti si accumulano in maniera così solida che è quasi impossibile per un outsider a mettersi in mezzo in modo convincente. Oltretutto, i rivali inefficaci irritano il lettore e generalmente rendono l’intero manga meno piacevole. In questa categoria va citato, purtroppo, Katsu!.

Ironia della sorte, Misaki, il rivale di Katsu!, è forse l’antagonista sportivo più efficace nelle opere di Adachi. Satoyama, il protagonista, inizialmente crede di essere il vero figlio del pugile “Rabbit” Sakaguchi. Nell’ultimo match della carriera, Rabbit ha combattuto un prodigio di nome Ryusuke Akamatsu. Sopraffatto, ha sferrato un pugno fortunato che ha mandato al tappeto Akamatsu facendogli sbattere la testa sul bordo del ring. Poco dopo, egli è morto per un’emorragia cerebrale. Sentitosi in colpa, egli si avvicinò alla famiglia di Akamatsu, sposandone la fidanzata incinta. Questo ragazzo cresce fino a diventare Satoyama e scopre solo da adolescente che il suo vero padre era Akamatsu. Misaki, un appassionato di boxe fin da bambino, cresce con Akamatsu come idolo, modellandone lo stile pugilistico. Combatte mancino, come a immagine speculare di Akamatsu, e così per superarlo Satoyama deve sconfiggere il riflesso del leggendario padre che non ha mai saputo di avere.

In amore, tuttavia, Misaki è molto meno efficace. Cerca di conquistare l’interesse amoroso di Satoyama, Mizutani, attraverso una strategia di persistente fastidio. Fa riferimenti
a lei in televisione, si presenta a casa sua senza essere invitato a dare una mano, appare dal nulla per chiederle degli appuntamenti, e generalmente crea una colossale seccatura di se stesso. Ciò che lo rende particolarmente irritante è che Mizutani non mostri mai alcun interesse per lui. Lei è estremamente sprezzante e non da mai il minimo indizio di aver interesse per chiunque tranne Satoyama. Il conflitto che dovrebbe sorgere non avviene mai, quindi il lettore rimane con una trama artificiosa che va lontano più a lungo di quanto abbia diritto; è probabile che il lettore passi gran parte dei volumi chiedendosi quando riceverà il messaggio e si arrenderà. La stessa Mizutani lo dice meglio, nello scontro finale tra Misaki e Satoyama: “Per quanto tante lodi il mondo raccolga su di te, per quanto io veda la tua grandezza, continuo a pensare che Satoyama sia migliore.” Se solo Misaki avesse prestato attenzione a questo messaggio prima, Katsu! sarebbe stato molto meno imperfetto.

Cliché e Gag ricorrenti

Sebbene Adachi eviti molti dei soliti cliché shonen, è impossibile che un autore così prolifico non abbia sviluppato alcune abitudini. Alcune, come la sua tendenza a prendere in giro se stesso, sono divertenti e altre, come la sua inclinazione a far infortunare il rivale in modo che la protagonista femminile si occupi di lui, provocano genuine reazioni del tipo “oh no, l’ha fatto di nuovo!”. Ci sono anche fissazioni innocue, come la sua tendenza ad avere un cane chiamato “Punch” in ogni suo manga, e la propensione per i giochi di parole.

Adachi fa periodicamente pubblicità spudorata alle altre sue serie, inserendole nelle vignette. Questa operazione, apparentemente irritante, diventa spassosa per il fatto che i suoi personaggi hanno ancora meno pazienza dei lettori per questi spot e maltrattano l’avatar di Adachi (che compare di frequente nella storia, spesso con una penna gigante, di solito inseguito dagli editor) dichiarando di non aver mai sentito parlare di lui o liquidandolo come un terribile scocciatore.

Ovviamente il cliché più serioso che Adachi usa con grande efficacia è “la morte di un personaggio”. Tre delle sue migliori serie: Touch, H2 e la sua ultima, Cross Game (tutte sul baseball, interessante no?) – fanno morire un personaggio , sebbene ne vengano impattate in modi assai diversi. Touch è di gran lunga il più drammatico; la morte di Katsuya cambia completamente il tono
della serie dal triangolo Tatsuya/Minami/Katsuya verso una storia di formazione ed elaborazione del lutto; Adachi fa un lavoro magistrale nel ritrarre gli effetti devastanti della perdita di Katsuya
sull’intero cast, soprattutto su Tatsuya. In H2, la morte della madre di Hikari serve a due scopi: primo, accende ancora di più Hiro, che cerca di vincere per la donna che era come una seconda madre per lui, e secondo, fa emergere una vulnerabilità in Hikari che era stata nascosta per la maggior parte della serie. Entrambi servono a portare la serie a un climax efficace ed emotivo. Infine, la morte in Cross Game è la preparazione a quella che in realtà è una serie estremamente divertente. Koh, il protagonista, è il migliore amico Wakaba, la figlia di amici di famiglia (che gestiscono un campo di allenamento). Nati lo stesso giorno, sembrano destinati a crescere come innamorati, ma Wakaba muore in un incidente di nuoto all’età di 11 anni. Koh, che nonostante l’impressionante talento naturale non ha mai mostrato molto interesse per il baseball, riprende la pratica sportiva in memoria di Wakaba. Aoba, la sorella “maschiaccio” di Wakaba, che era gelosa di Koh per aver ricevuto più attenzioni da Wakaba di lei, sembra che alla fine riuscirà a superare la sua antipatia per lui poiché eccelle nel suo sport preferito (il fatto che sia un bravo ragazzo probabilmente aiuterà). Come in Touch, la morte, tuttavia, funge da catalizzatore per la crescita e lo sviluppo del resto del cast e arriva anche prima nell’arco narrativo.

In generale, Adachi fa un ottimo lavoro ogni volta che usa questo dispositivo di trama, trattandolo con la serietà che merita mentre lo usa per spostare il storia in avanti. Sfortunatamente, Adachi tende invece a fare troppo affidamento sugli infortuni come espediente della trama. Mentre questo è efficace per quanto riguarda il protagonista maschile – praticamente tutte le sconfitte di Hiro in H2 sono derivate da lui che si è infortunato durante la partita – è molto più frustrante quando Adachi lo usa come scusa artificiosa per la protagonista femminile di dover dedicare del tempo a prendersi cura del rivale. E’ un argomento molto forte di chi vede Adachi essenzialmente come autore shonen o spokon, o più semplicemente come un boomer figlio del forte regime patriarcale giapponese. Questo avviene più volte, incluso Katsu! e l’ultima parte di Touch, inoltre è l’unico aspetto in qualche modo irritante di un’opera eccellente per equilibrio ed efficacia narrativa come Rough, dove questa storyline occupa la maggior parte degli ultimi due volumi.
L’infortunio spesso serve anche come scusa per far sentire vuota la vittoria del protagonista; in Katsu!, nessuno prende sul serio Satoyama come un campione perché Misaki si è infortunato, e anche quando Satoyama lo batte più tardi in un match di allenamento, i media ancora credono che Misaki lo abbia lasciato vincere (fino a quando Misaki non dice loro il contrario). Mentre è
comprensibile voler rimandare il confronto decisivo tra i rivali fino alla fine, questo espediente è fin troppo forzato e artificioso.

In Rough, la rivalità è tra il protagonista, Keisuke, una stella del nuoto, e Nakanishi (l’attuale detentore del record giapponese nei 100 stile libero), amico d’infanzia di Ami Ninomiya,
la ragazza amata da entrambi. Verso la fine del decimo (di dodici) volumi, Nakanishi ha un’incidente d’auto cercando di evitare un bambino su un triciclo e subisce quello che minaccia di essere un infortunio di fine carriera. Anche se questo ha lo scopo di creare un drammatico ritorno e una rincorsa incessante tra i due, sembra estremamente artificioso, specialmente quando Nakanishi stabilisce un nuovo record giapponese nella prima batteria preliminare da quando è tornato a gareggiare. L’infortunio uccide completamente il drammatico accumulo di tensione e sentimenti che si era verificato nel dieci volumi precedenti, costringendo Adachi a ricostruirlo da capo negli ultimi due. Infine, la brillante dinamica tra Ami e Keisuke, che  è la forza trainante della serie, viene improvvisamente sospesa quasi del tutto poiché Ami, distrutta dal senso di colpa di aver causato l’incidente, è costretta a prendersi cura di Nakanishi, indebolendo ulteriormente il manga proprio quando dovrebbe arrivare alla sua conclusione. Tutto sommato, Adachi gestisce la situazione molto meno abilmente di quanto non faccia nei casi di morte del personaggio, e questo quasi rovina una storia altrimenti eccellente.

Conclusioni

Nonostante questi difetti, Mitsuru Adachi rimane uno dei migliori autori di manga anche oggi. La sua abilità di narratore è cresciuta dagli anni ’70 e presenta caratteristiche piacevoli nelle sue opere, tali da renderle sempre degne di nota. Inoltre, nonostante nessuna delle sue storie (tranne Miyuki) vada oltre l’ambiente del liceo, le sue sottili dinamiche caratteriali fanno sì che rimangano attraenti per i lettori più anziani. Anzi, è più probabile che, vista l’età che avanza, siano ancora i suoi vecchi lettori a dargli le maggiori soddisfazioni. Le opere di Adachi sono senza tempo, ma al tempo stesso il suo gusto e l’approccio alla narrazione sono passate dal mainstream degli Anni ’80 ad una sempre robusta, ma via via più stretta, nicchia.

Nel mondo di Mitsuru Adachi, il dramma della giovinezza rimane eterno.

Commenti 1

  1. Miyuki - Recensione, dove trovarlo

    […] dal 1980 su Shonen Big Comic, Miyuki è stato de facto il primo manga lungo e "di ampio respiro" di Mitsuru Adachi, volendo considerare sia Nine che Hyatari Riyoko (opere da 5 tankobon) due interessanti […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *