19 Agosto 2024

Quando muori resta a me

Quando muori resta a me

Genere: Memoir, Autobiografico

Autore: Zerocalcare

Editore: Bao Publishing

Uscita italiana: 7 maggio 2024

Formato: 304 p., ill. , Rilegato

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Quando muori resta a me

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Recensione

Ogni volta che torno a leggere un’opera di Zerocalcare, spero sempre che si quella decisiva per vedere una (opportuna? necessaria visto che ha passato i quaranta?) virata di stile narrativo. Vi dico subito che anche stavolta non è successo: “Quando muori resta a me” è un titolo che s’inserisce placidamente nel “canone” di Zero, senza aggiungere o sorprendere troppo rispetto a quanto ci si aspetta ormai dal fumettista romano.

Certo, le novità a livello di trama ci sono, eccome: finalmente “vediamo” il padre del protagonista, figura mai utilizzata sinora; inoltre la storia non è ambientata a Rebibbia, ma in un paesino delle Dolomiti. Se da un lato mi fa piacere che il solito cast (Cinghiale, Sarah, Secco e compagnia) sia stato ridimensionato ad una comparsata (non se ne poteva più), dall’altro, la struttura della storia (molto corposa, sono più di 300 pagine!) ricalca abbastanza altre cose già viste: c’è la rimozione del trauma, il problema di comunicazione, il gap generazionale forse incolmabile con una figura paterna che, più o meno scientemente, è stata esclusa o quantomeno marginalizzata dalla vita del protagonista. In mezzo, una vecchia (secolare, letteralmente) diatriba famigliare di cui, alla fin fine, c’interessa poco o nulla anche a livello di risoluzione di trama, e le solite, infinite digressioni e spiegoni a cui saremo fin troppo abituati ma, francamente, anche meno.

Quando muori resta a me è un’opera che dovrebbe innanzitutto emozionare, ma che più che altro sembra uno sfogo dell’autore senza scopi ben precisi, come ci fa intendere un finale poco centrato.

Quando muori resta a me
Quando muori resta a me
Il Verdetto
"Quando muori resta a me" è l'ennesimo episodio di rielaborazione di Zerocalcare, che pesca in un territorio autobiografico meno battuto ma lo tratta con i consueti strumenti narrativi. Finale deludente, quasi tirato via.
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