Sinossi: Benvenuti dietro le quinte dello show business italiano dal punto di vista di chi si occupa di gestire le carriere – e le vite – delle star: gli agenti. Lea, Gabriele, Vittorio e Elvira sono l’anima della CMA e a lei danno l’anima, pronti a tutto pur di far brillare le loro stelle. Manager, amici, confidenti e psicologi: un buon agente è tutto questo e anche di più. E loro, ognuno col proprio stile, sono i migliori. Tra giornate frenetiche e nottate mondane, a rimetterci è la loro vita privata… ma in fondo si divertono troppo per accorgersene. Con la partenza del fondatore Claudio Maiorana le cose però si faranno un po’ più complicate.
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Recensione
C’erano molti dubbi all’annuncio dell’ennesimo adattamento (stavolta italico) della fortunata serie francese Dix pour cent, che oramai conta un numero di versioni internazionali secondo solo a Perfetti sconosciuti (non casualmente citata più volte nei sei episodi). I dubbi principali riguardavano il livello delle guest star (il nostro cinema è “piccolo” e con uno star system sostanzialmente inesistente) e il confronto spontaneo con una serie meta come Boris che i francesi non avevano.
Invece, proprio la necessità di intrattenere un pubblico già “sgamato” sul tema del dietro le quinte del mondo dello spettacolo hanno fatto sì che Call My Agent – Italia nascesse con una sua personalità ben distinta, “molto italiana”, soprattutto nel far ridere. In questa maniera la serie non rischia mai di sembrare un “copia-e-incolla” dell’originale con l’effetto straniante (e aggravante) di proporre situazioni poco affini al nostro status quo.
L’abilità dell’autrice Lisa Nur Sultan è stata quella di affiancare una trama orizzontale molto rispettosa dell’originale (sia personaggi che intrecci) ad episodi verticali con guest esilaranti, tutti divertiti alle prese con una versione caricaturale di se stessi. Il plauso finale va anche al casting azzeccato: tra i membri dell’agenzia si segnalano Maurizio Lastrico, Marzia Ubaldi e Sara Lazzaro, mentre tra i guest gli insospettabili Pierfrancesco Favino e Stefano Accorsi ci regalano gli episodi più riusciti.
Purtroppo tutto quel di buono ci aveva lasciato la prima stagione è stato un po’ disperso nella seconda. CMA-Italia è diventato una specie di Love Boat del mondo dello spettacolo italiano, una serie totalmente al servizio del guest di turno, finendo per banalizzare o risolvere malamente le storyline interne. La trama orizzontale non è scomparsa, semplicemente non è più (im)portante.
Trailer
