8 Marzo 2017

Lo Scherzetto di Starnone

Lo Scherzetto di Starnone

Lo Scherzetto di Starnone

Se il rapporto padre-figlio è uno dei più difficili da raccontare in letteratura, quello tra nonno e nipote, sgravato dall’obbligo puramente educativo del genitore, è un comodo punto di lettura circa l’evoluzione relazionale e comportamentale di tre generazioni. Deve saperlo bene Domenico Starnone, che in Scherzetto, si diverte (non uso questo termine a caso) a narrare tre giorni passati in solitudine tra un anziano illustratore e il nipote Mario, un bambino di quattro anni, figlio di sua figlia.

I genitori vanno a una conferenza a Cagliari e il nonno viene cooptato, nonostante sia fresco convalescente di un piccolo intervento e abbia anche delle scadenze editoriali. Trasferitosi a Milano da moltissimi anni, il protagonista dovrà fare i conti anche con la sua (difficile) gioventù partenopea, abitando sotto lo stesso tetto della casa dei suoi genitori, vicino Piazza Garibaldi.

Scherzetto è un testo breve, agile, di piacevole lettura. Lo scontro generazionale è sempre dietro l’angolo, Starnone si focalizza molto su questi bambini moderni a cui viene data “troppa importanza” dai genitori, che sembrano così saccenti e adulti anche quando non lo sono. Il bambino è dapprima contento della “novità” del nonno, con cui aveva avuto rarissimi rapporti, lo prende come un grande gioco (e una scusa per non andare a scuola), ma inizia presto a stancarsi di quel vecchio borbottone che vuole lavorare e che lo sminuisce ad ogni occasione. Soltanto il momento dello “scherzetto” sarà il segnale di un comune armistizio dalle loro rispettive posizioni.

Per il vecchio artista rimpianti e ricordi si alterneranno durante il soggiorno napoletano, assieme ad alcune ruggini mai curate con la figlia e soprattutto con il genero. Lo scontro si evolverà in qualcosa di più quando il nonno percepirà il senso del ricambio, della decadenza, della sconfitta in questa competizione con chi è più giovane, più veloce, più reattivo e forse, forse, anche più talentuoso di lui.

Se avete bambini piccoli e/o vecchi borbottoni in famiglia non potrete non sentirvi partecipi di questo che è ben più di un esercizio di stile narrativo.

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