24 Settembre 2019

Chernobyl

Chernobyl

Non è mai semplice, né univoco, definire il momento in cui certi eventi o avvenimenti diventano parte della Storia (con la S rigorosamente maiuscola), ovvero quando si cristallizzano in una forma più o meno riconosciuta dalla maggioranza al punto di divenire parte del mosaico complessivo, un tassello nell’evoluzione socio-politica di una Nazione, o di un Continente.

Il tempo trascorso non è mai un termometro sicuro, esistono episodi della Seconda Guerra Mondiale tuttora controversi, e pure sul disastro di Chernobyl molti bollettini sugli effetti e sul numero di vittime restano distanti.

Pensateci bene, voi che eravate già senzienti nel 1986, cosa si sapeva dell’esplosione qui in Occidente? Poco o niente, non toccate i terreni, non mangiate frutta o verdura…la cortina di ferro limitò fortemente l’esposizione mediatica, tuttavia gli analisti sono concordi nel citare l’incidente al reattore numero 4 come uno dei pilastri dello sfaldamento dell’Impero Sovietico.

La miniserie prodotta da HBO e scritta da Craig Mazin offre un rendiconto piuttosto documentato e dettagliato di ciò che accadde, incanalando la narrazione sui binari degli aspetti più negativi del regime comunista: la rigidità immanente della gerarchia e la logica burocratica dello scaricabarile.

La fedeltà cieca verso uno Stato retto da un carrierismo incompetente si sgretolò, mostrando il vero volto di una Superpotenza che voleva governare il mondo ma che non riusciva nemmeno a capire (e a gestire) la gravità di quel che accadeva nel proprio territorio.

I tre protagonisti sono i vettori di una rivoluzione dall’interno che è parallela al modello della glasnost del presidente Gorbaciov. A proposito, la sua figura nella miniserie ha (molti) più scuri che chiari, ma forse non ci si poteva aspettare nulla di diverso dal revisionismo storico di una produzione americana.

La battaglia perseguita da Valery Legasov (Jared Harris) e Ulana Khomyuk (Emily Watson) è quella di chi è da tempo disilluso dall’Unione Sovietica, di chi è stato messo da parte a favore di personaggi meno competenti e invisi al Partito, e cerca la verità tecnica dietro una sequenza di scelte azzardate. Il percorso del funzionario Boris Shcherbina (Stellan Sarsgaard) è più articolato. Egli all’inizio non crede a Legasov, tuttavia si convince delle enormi responsabilità dei vari tecnici e direttori della centrale nucleare, e non fa sconti a nessuno.

Chernobyl racconta una storia il cui epilogo è storicamente e tristemente noto a tutti, ma ha una sceneggiatura avvincente con il pregio di porre l’accento sulle emozioni che sanno suscitare i singoli individui: la rabbia nei confronti dei negligenti, l’infinito orgoglio e ringraziamento per chi ha sacrificato la propria vita per garantire un futuro agli altri.

Se vuoi assicurarti i migliori film e serie TV, iscriviti alle seguenti piattaforme streaming:

Per non dimenticare
Chernobyl è una miniserie ineccepibile nella ricostruzione storica del disastro, con un cast di alto profilo che riesce a trasmettere tutta una gamma di emozioni allo spettatore, dall'impotenza alla speranza. Un racconto di ciò che non dovrebbe più avvenire, un monito per le future generazioni.
Il parere dei lettori0 Voti
0
Cosa funziona
Casting di alto livello
Ricostruzione fedele
Sceneggiatura avvincente
Cosa non funziona
8

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Voto Finale