9 Dicembre 2019

The Man in the High Castle

Genere: Distopico, Drammatico

Showrunner: Frank Spotnitz

Cast: Alexa Davalos, Joel De La Fuente, Rufus Sewell, Cari-Hiroyuki Tagawa, Brennan Brown.

Stagioni: 4

Episodi: 40

Durata media: 1 ora

Sinossi: Il dramma narra di un futuro alternativo in cui Hitler e l'impero giapponese hanno sconfitto gli alleati nella seconda guerra mondiale, diffondendo il nazismo nel mondo intero, Stati Uniti compresi. Gli USA sono divisi in tre stati, corrispondenti alla costa orientale (sotto controllo tedesco), quella occidentale (controllata dai giapponesi) e gli Stati delle Montagne Rocciose, che fungono da cuscinetto tra gli altri due.

Dove vedere “The Man in the High Castle” in streaming

"È strano trovare nelle pagine di uno scrittore di fantascienza, peraltro dallo stile piuttosto sciatto, brani memorabili, che non solo fanno venire i brividi, ma che ci danno anche la sensazione di aver intuito qualcosa di essenziale, di basilare. Di aver intravisto un abisso che è parte integrante del nostro essere e che nessuno aveva mai sondato prima."

Questa citazione da "Io sono vivo, voi siete morti", Emmanuel Carrère aiuta a comprendere i motivi per cui Philip K. Dick non è stato un semplice "scrittore di fantascienza". Tra le tante sue opere che hanno segnato il nostro immaginario collettivo, The Man in the High Castle (in Italia "La svastica sul sole") è uno dei pochi ad aver ricevuto dei riconoscimenti non postumi.

La serie creata da Frank Spotnitz è stata una delle primissime produzioni originali di Amazon Prime Video.

Avendo già letto il romanzo di Dick, la mia curiosità era legata a come un'opera del genere potesse adattarsi al forma delle serie televisive.

The Man in The High Castle si poggia molto sugli aspetti filosofici orientali, le decisioni prese tramite I Ching, meno sull'azione pura e non ha un vero "finale", al punto che più volte lo scrittore aveva pensato o iniziato a progettare un seguito. D'altro canto, ha il pregio di presentare molti personaggi con un ruolo rilevante, un aspetto molto affine ai format seriali attuali.

Il lavoro del team capitanato da Spotnitz è stato quello di prendere le storyline originali ed espanderle progressivamente nello sviluppo. Abbiamo quindi una prima stagione che è molto allineata al romanzo, al punto da recare poche sorprese per chi avesse già letto. Il peso della trama è equamente bilanciato tra le tre aree statunitensi (la San Francisco giapponese, la New York del Reich americano, e la Zona Neutrale), così come l'importanza dei protagonisti, tutti con una sorta di "spessore" in più rispetto ai corrispettivi del romanzo: il ministro per il commercio Tagomi, Julianna Crain, l'orafo ebreo Frank Frink, l'antiquario Robert Childan, l'agente nazista Joe Blake.

Gli elementi in cui la serie si differenzia notevolmente dal libro sono la presenza di un gruppo di Resistenza che combatte entrambi i regimi e soprattutto i due personaggi principali tra quelli "originali" e non importati dal romanzo: l'Obergruppenführer John Smith, importante ufficiale del Reich americano, e l'ispettore Kido, capo del Kempeitai di San Francisco. Entrambi militari, entrambi "antagonisti" in quanto a difesa dei rispettivi regimi, vengono inseriti alla perfezione nel dedalo di personaggi e donano molta profondità e interesse alla trama con componenti da detective e spy story.

the man in the high castle kido

Nobusuke Tagomi è un personaggio di elevata saggezza, un giapponese dall'animo umano che sfrutta la propria posizione non per accumulare potere, ma per il bene dell'Impero e per compiere dei tentativi di rasserenare i rapporti con il Reich, che minacciano da tempo lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Appassionato de I Ching, che consulta regolarmente per prendere le decisioni, sarà il primo dei protagonisti a comprendere e dominare l'intima precarietà della Storia.

Julianna Crain è una tranquilla donna che pratica Aikido e riesce a vivere serenamente la dominazione nipponica a San Francisco, almeno fino a quando la sorellastra Tracy, coinvolta con la Resistenza, non viene uccisa in strada dal Kempeitai e muore tra le sue braccia, dando vita a una serie di eventi che la costringeranno a fuggire nella Zona Neutrale. Anche la vita del suo ex Frank Frink è sconvolta, al punto da perdere il lavoro e iniziare a lavorare ai falsi d'autore venduti dall'abile e mellifluo Robert Childan, un americano che si è conquistato la fiducia dei giapponesi.

julianna joe blake

La storyline di Joe Blake è intimamente legata a quella di Julianna nella Zona Neutrale: egli è incaricato di recuperare un film sovversivo che racconta la storia della sconfitta dell'Asse durante la Seconda Guerra Mondiale, e di risalire all'autore, per ucciderlo.

“In qualche altro mondo probabilmente è diverso. Meglio di così. Esisteranno chiare alternative fra bene e male. Non queste oscure commistioni, queste mescolanze, senza gli strumenti adeguati per distinguerne le componenti.”

Parliamo, ovviamente, de "La Libellula non si alzerà più", che nella serie è un film anziché un libro, e del suo autore Hawthorne Abendsen, L'Uomo nell'Alto Castello. L'idea dell'esistenza di un multiverso, oltre a essere canonica con gli spunti che Dick aveva disseminato, dona profondità a una trama che rischierebbe di essere soltanto Resistenza vs Regimi, spionaggio, azioni terroristiche e repressioni.

Il team di Spotnitz ha lavorato molto sulla riscrittura dei personaggi, intensificandone le interazioni già presenti nel romanzo. Joe, Julianna e Frank si muovono molto tra le location, passando da un regime all'altro, e gli obiettivi, perlomeno quelli a breve-medio termine, possono cambiare repentinamente. Soprattutto il personaggio interpretato da Alexa Davalos, nelle prime tre stagioni, è centrale e collante delle storyline, relazionandosi praticamente con tutti gli altri personaggi principali.

L'incredibile qualità di questa serie risiede, tra le varie cose, nel fatto che paradossalmente le stagioni successive diventino ancor più interessanti. E' come se, allontanandosi dallo sviluppo originale di Dick, gli autori riuscissero ad esprimersi al meglio. Uno degli effetti più evidenti è il ruolo sempre più centrale assunto dai due protagonisti non figli del romanzo, Takeshi Kido e John Smith: da generici villain a personaggi che vengono scandagliati in tutte le loro umane, fin troppo umane, debolezze.

the man in the high castle location

Il personaggio interpretato da Rufus Sewell salta all'occhio, fin da principio, per la sua particolarità: è un altissimo ufficiale nazista ma è, a partire dal nome, americano (nota: in realtà l'attore è britannico, notevole il lavoro sull'accento). La sua figura stride come tutte quelle svastiche esposte nei grattacieli di New York. Com'è possibile che un militare di una nazione sconfitta abbia scalato le gerarchie del Reich? La parabola umana di John Smith (e della sua famiglia) emerge dalla seconda stagione e arriva a dominare nella quarta, e lo rende un personaggio memorabile, al livello di Don Draper o Walter White, per restare in tema di serie televisive iconiche. Su di lui si focalizza l'intera riflessione degli autori sul peso e il ruolo delle scelte, sull'immanentismo del destino, questa volta sgravato da tutta la filosofia orientale presente in Dick.

Se è possibile vivere, o anche solo immaginare, delle storie alternative, perché non si sono operate delle scelte, perché non ci si è schierati da principio? Il non detto di questa serie, e del libro da cui è tratta, riguarda proprio l'inquietante capacità di abitudine dell'essere umano. Abituarsi a tutto, anche alle nefandezze. Chi è, veramente, John Smith? Questa è la domanda che vi farete per tutta la quarta stagione, e la risposta potrà essere tanto terribile quanto assolutoria, a seconda della vostra abitudine.

The Man in the High Castle
Il Verdetto
The Man in the High Castle ha l'innegabile pregio di espandere il multiverso immaginato da Philip Dick, donando spessore ad una trama mai banale o prevedibile, con un numero di stagioni adeguato a gestire tutte le storyline con i necessari twist e un finale sorprendente.
Il parere dei lettori1 Voto
8.6
Cosa funziona
Il crescendo delle stagioni
Lo spessore dei personaggi principali (e non solo)
Twist imprevedibili
La figura di John Smith
Cosa non funziona
Alcuni comprimari nazisti tendono alla macchietta
Chi non ha pazienza potrebbe abbandonarlo alla prima stagione, la più lenta e debole
8.5

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Commenti 1

  1. Il complotto contro l'America | Recensione di Enrico Giammarco

    […] sintesi, se mai vi volesse avvicinare al libro, non aspettatevi mai un’opera come The Man in the High Castle. Per fortuna anche l’adattamento televisivo è finito nelle mani giuste, quelle di David […]

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