Genere:
Showrunner:
Cast:
Stagioni:
1
Episodi:
6
Durata media episodi:
45
Sinossi: Di fronte a nemici implacabili e a un’improvvisa bancarotta, un immobiliarista di Atlanta deve usare gli artigli per tornare in vetta quando il suo impero comincia a sgretolarsi.
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Recensione
Anche se non è ben riuscita, A Man in Full può fissarsi nella tua memoria dopo averlo visto. Cattura un certo tipo di spaccone maschio bianco e del mondo degli affari che era in grande ascesa alla fine degli anni ’90 ad Atlanta, quando Tom Wolfe scrisse il romanzo su cui è basata la serie limitata Netflix.
Charlie Croker, il protagonista del titolo, è interpretato da Jeff Daniels, con l’accento strascicato georgiano e un atteggiamento compiaciuto. In parte Ted Turner e in parte Donald Trump, Charlie è il tipo di stronzo dal grande ego che ha bisogno di qualcuno come il famoso e simpatico Daniels per essere interpretato. Altrimenti l’intero progetto potrebbe fallire.
Il fallimento è comunque dietro l’angolo. Non è colpa del tentativo del produttore-creatore David E. Kelley di mettere in discussione il materiale originale e mettere dialoghi allegri nelle bocche dei personaggi, o dell’elegante regia di Regina King. No, come ci ha già dimostrato nel 1990 Il falò delle vanità, il mix pungente delle pagine di Wolfe, tra nuovo giornalismo e spavalderia dickensiana vecchio stile, non si traduce facilmente sullo schermo.
Aggiornato, più o meno, all’epoca odierna, il materiale sembra ancora un po’ del secolo scorso. La trama principale, il dubbio se Charlie raccoglierà o meno il capitale per salvare la sua pelle (economica e reputazionale) diventa meno interessante di due sottotrame, le cui indagini sulla politica razziale possono sembrare alternativamente troppo schiette e troppo timide.
Nel corso dei suoi sei episodi, A Man in Full ripete variazioni sulla lamentela di Charlie secondo cui “il mondo farà estinguere uomini come me”. La serie non riesce a convincerci che ciò si avvicini nemmeno lontanamente a una tragedia. Non ho mai letto il romanzo di Wolfe, ma capisco che finisca in modo goffo. Lo stesso vale per la serie. Il finale è un piagnucolio che cerca di nascondere la sua debolezza con due morti cupamente comiche, seguite alla rivelazione scioccante di un’erezione a base di Viagra. Si potrebbe dire che la metaforica competizione tra cazzi grossi della trama diventa letterale alla fine. Giusto avvertimento.