C’era una volta in America
Crimine, passione e brama di potere.
Scheda del Film
Dove vedere “C’era una volta in America” in streaming
Nasco con il neorealismo, ma ho sempre pensato che il cinema è avventura, mito, e che l’avventura e il mito possono raccontare i piccoli fantasmi che ognuno di noi ha dentro.
Ho avuto la fortuna di attendere l’età matura per guardare C’era una volta in America. Ho atteso l’era dello streaming, necessaria a splittare e mettere in pausa un film di oltre quattro ore, che altrimenti sarebbe di difficile gestione.
Ho avuto fortuna, perché ho potuto visionare la versione restaurata e integrata di alcune scene tagliate dalla versione internazionale (meglio tacere di quella americana, uno scempio rimontato in ordine cronologico). Scene per me fondamentali per comprendere l’opera e certe sue sfumature: memorabile quella con l’autista ebreo.
E’ molto facile dire che C’era una volta in America è un classico senza tempo: di certo lo è stilisticamente, con delle scelte visive e di montaggio anche audaci, con la colonna sonora di Ennio Morricone costantemente in primo piano (pure troppo, parere personale), con Robert De Niro e James Woods assolutamente memorabili. Però è anche un’opera figlia del suo tempo, del tempo vissuto da Sergio Leone, un “forestiero” in grado di raccontare in maniera più neutra e forse più centrata le contraddizioni del Sogno Americano.
Leone traccia l’ascesa di due giovani malavitosi dai ghetti ebraici della New York di inizio secolo a una vita di sontuosi eccessi, corruzione, misoginia e tradimento come uomini adulti. Raccontato in un caleidoscopio di frammenti non cronologici, il film presenta il passaggio emotivo di questi due uomini, Noodles e Max, mentre si fanno incautamente strada incautamente attraverso una società che inesorabilmente edifica le sue strutture di potere odierne.
Aldilà dell’immenso valore artistico del film in sé, ciò che distingue l’epopea di Leone dagli altri grandi film americani di mafia, quelli girati da Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, è il realismo tragico delle vicende. A differenza della visione comprensiva, apologetica, quasi glorificante di film come Quei bravi ragazzi o Il padrino (che Leone rifiutò di dirigere perché stava lavorando a questa pellicola), i gangster di C’era una volta in America sono semplicemente spaventosi. Leone immagina i mafiosi per quello che sono veramente: piaghe scioviniste, sociopatiche ed emotivamente frammentate per la società.
Navigando in giro per Internet, potreste trovare alcuni commenti che giudicano questo film come “sessista” o patriarcale a causa soprattutto di due scene di stupro piuttosto disturbanti. Il fatto che sia un’opera del suo tempo significa che è invecchiata male? Non credo, anzi. Oltre ad essere una storia di crimine, C’era una volta in America esplora il rapporto tra due giovani uomini che hanno evidenti problemi e complessi rispetto all’altro sesso: aggressivi e sprezzanti nei confronti delle donne, eppure violentemente ossessionati dal raggiungimento del dominio sessuale. In quest’ottica, il film illustra in modo terrificante i malvagi pericoli di questa forma di comportamento maschile. E’ quasi “naturale” che un film immerso nella storia e nella cultura americana del Novecento tratteggi una tale fascinazione per la violenza contro le donne.