Past Lives
Scheda del Film
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Recensione
I trailer sono il più potente strumento di marketing cinematografico, in quanto la loro funzione è meramente promozionale: vogliono “venderti” il film e mandarti in sala a vederlo. Nessuno può veramente arrabbiarsi con un trailer se ha mentito, e se gli ha fatto pensare che quel film fosse migliore di quel che realmente è: è letteralmente il suo scopo. Con film come Past Lives, invece, il ruolo del trailer può essere quasi un boomerang per lo spettatore: trattandosi di un montaggio di appena 1-2 minuti, semplifica troppo la natura del lungometraggio.
Guardando al trailer Past Lives sembrerebbe “solo” un film romantico ed emozionale: due “primi amori” separati da un trasferimento famigliare che si reincontrano a distanza di oltre vent’anni rinverdendo certi sentimenti, con la presenza di un terzo incomodo (il marito di lei). Fortunatamente, l’opera prima della regista-sceneggiatrice Celine Song non è così banale: costellato di esperienze e pensieri autobiografici, è un film che riflette sull’immanenza del tempo e su come, stratificandosi, in un certo senso forgi l’essere umano.
Siamo (anche) le nostre vite passate, per tradurre il titolo che con buona coscienza non è stato tradotto nell’adattamento: Past Lives è un magnifico gioco di parole che implica il concetto di un passato che vive in noi. In questo senso, nel film ritorna più volte il concetto di inyeon (ripreso dal buddismo), secondo cui tutto è collegato e qualsiasi incontro della nostra vita ha un corrispettivo antecedente all’interno delle nostre vite passate ma anche una potenziale proiezione nel futuro.
Nonostante i protagonisti siano formalmente due, è chiaro come il personaggio più centrale sia quello di Nora, interpretato da una stupefacente Greta Lee (chi pensava fosse in grado di essere così empatica, dopo averla vista in The Morning Show?); è stata lei (la sua famiglia) a creare la separazione, a vivere vite dalle opposte dimensioni temporali, spaziali, culturali e amorose. Lei parla due lingue, ha due nomi, ed è il baricentro del senso di nostalgia nei confronti di Hang-seo (Teo Yoo), suo primo amore d’infanzia, ultimo legame con un tempo e un luogo passati che non torneranno più.
Badate bene, però: Past lives non è un film nostalgico, al contrario di molte produzioni contemporanee. E’ una vera riflessione sulla ricerca identitaria: con una regia che stupisce per lucidità e sensibilità, tanto nei movimenti di macchina quanto nelle scelte di inquadratura o di uso del montaggio, Celine Song accompagna lo spettatore per tre epoche diverse, con tanto di esplicita citazione, nella location di Montauk, del seminale Eternal Sunshine of the Spotless Mind.