16 Gennaio 2020

Watchmen

Genere: Azione, Supereroi, Distopico

Showrunner: Damon Lindelof

Cast: Regina King, Jeremy Irons, Sara Vickers, Louis Gossett Jr., Tim Blake Nelson

Stagioni: 1

Episodi: 9

Durata media: 1 ora

Sinossi: Negli Stati Uniti di un 2019 alternativo, sono passati 34 anni dal misterioso avvenimento che colpì New York nel 1985: il Dottor Manhattan è ancora in esilio volontario su Marte e il vigilantismo in maschera è rimasto illegale dal 1977. Le tensioni razziali sono sempre più alte in tutto il paese, anche a causa delle politiche impopolari del longevo Presidente Robert Redford, volte a garantire risarcimenti economici agli afro-americani e agli altri gruppi che in passato hanno sofferto di discriminazioni razziali.

È pericoloso prendere la nostalgia di qualcun altro

Non è mai semplice maneggiare un'opera di culto, e Watchmen, il fumetto di Dave Gibbons e Alan Moore, appartiene DECISAMENTE a quella categoria. C'è già stato un film, una decina di anni fa, che ha fatto indignare la community degli appassionati di comics. D'altronde non era semplice realizzare qualcosa di chiaro e compiuto da un capolavoro di narrazione destrutturata.

Come avvicinarsi alla nuova serie TV realizzata da Damon Lindelof? Credo che l'approccio dell'autore di Lost e Leftovers sia stato quello più corretto possibile, quello del fan che evita il confronto con il materiale originale, lo cristallizza nel mito, per poi profanarlo e riscrivere la propria storia. Badate bene: la profanazione è un'azione necessaria e che rispetta appieno lo spirito di quest'opera, realizzata a metà Anni Ottanta, ovvero in un'epoca MOLTO diversa dall'attuale.

Diciamo la verità: l'ennesimo mero adattamento delle vicende dei Minutemen nella Guerra Fredda non avrebbe generato grande interesse.  “Watchmen” (il fumetto) è una satira schietta e a ruota libera, che s'interroga sul culto americano dei supereroi violenti. L'aggiornamento di Lindelof, prodotto da HBO, è altrettanto spericolato e assurdo, ma ha obiettivi più complessi, e si concentra su ciò che manca dell'originale.

"Watchmen" è un puzzle sfacciatamente autocosciente, con una cronologia troncata, riferimenti giocosi ed elementi artistici che spostano il focus sullo scontro sociale tra i suprematisti bianchi e la popolazione afro-americana. L'ucronia ideata da Gibbons e Moore è sempre lì, gli Stati Uniti hanno vinto la guerra in Vietnam grazie al Dottor Manhattan, ma intanto la vita è proseguita, e il mondo vive nel terrore di alcune misteriose tempeste psichiche di calamari, la prima delle quali causò un numero sterminato di vittime.

La location principale è Tulsa, in Oklahoma, dove il corpo di polizia guidato da Judd Crawford (Don Johnson) è costretto a girare con il volto coperto, da quando il gruppo di suprematisti del Settimo Cavalleria, che vivono nel mito di Rorschach indossandone la maschera, ha effettuato un'azione terrorista notturna uccidendone molti e ferendone alcuni tra cui Angela Abar (Regina King) conosciuta ora come la vigilante Sorella Notte.

Watchmen è la terza serie di Lindelof su una società che cerca di superare un trauma

Il trauma è duplice: c'è quello dell'attacco psichico del 1985 (già citato nel fumetto), che costringe la popolazione ad avere sempre a disposizione un tetto dove ripararsi, e c'è quello delle tensioni razziali, con il governo pronto a risarcire le etnie discriminate in passato, ma che in realtà fatica a riconoscerne l'esistenza. La serie, sfruttando un presente alternativo, ci dice molto sulla dicotomia attuale della società americana, dove la "facciata" è quella di spingere per il riconoscimento e l'integrazione, ma dove le risacche di "resistenza bianche" sono più ampie di quel che si vuol ammettere.

Il trauma è la cifra caratteristica che definisce quasi tutti i protagonisti, a partire da Angela, che ha perso i genitori in Vietnam per un attentato terroristico; o del suo collega Specchio, coinvolto da ragazzino nella prima tempesta psichica.

Watchmen assomiglia ad lungo percorso verso l'autodeterminazione. Non è casuale, secondo me, che i pilastri della narrazione siano tutti sorretti da donne (altra categoria oppressa dal maschio bianco). Oltre a Sorella Notte, c'è Laurie Blake (Jean Smart), ex-membro dei Minutemen diventata agente FBI, poi c'è Lady Trieu (Hong Chau), geniale imprenditrice esperta di bio-genetica. Tutti personaggi forti, a far da contraltare a personaggi maschili deboli e irrisolti (il traumatizzato Specchio) oppure semplicemente assenti (il già citato Dottor Manhattan e il geniale esiliato Adrian Veidt (Jeremy Irons)).

Il mio consiglio per godere appieno di questa serie è quello di non cercare di "capirla" fin dalla prima puntata. La narrazione "a salti" rende quest'operazione volutamente impossibile, e solo nelle ultime puntate si assiste ad una ricostruzione degli eventi (a volte fin troppo prolissa, pedante e didascalica) che dipana la matassa. Aver letto il fumetto non comporta alcun vantaggio, se non quello di riconoscere, a posteriori, qualche sopravvissuto dei Minutemen.

Come già scritto, Lindelof si comporta da fan dell'opera di Moore e Gibbons, ma tira dritto sulla sua strada. Ed è una strada fatta di twist a ripetizione, di una serie che, a parte qualche "spiegone" di troppo, è impossibile che troverete noiosa.

Watchmen
Il Verdetto
"Watchmen" è una serie che rispetta lo spirito originale del fumetto, scrivendo una sua storia nel segno dell'opera di Gibbons e Moore. I nove episodi costituiscono un apparato autoconsistente che riesce a intrattenere pur mettendo in scena una forte critica alla società americana e alla cultura pop contemporanea.
Il parere dei lettori0 Voti
0
Cosa funziona
Il rispetto dello spirito del fumetto
Il disvelamento progressivo di personaggi e intenti
Una sceneggiatura piena di twist
Cosa non funziona
Alcuni segmenti disvelanti troppo lunghi e prolissi
8

Foto da Watchmen

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Voto Finale