Air – La storia del grande salto

Alcune icone sono nate per volare

Scheda del Film

Titolo Originale
Air
Paese
 United States of America
Casa di Produzione
Amazon Studios, Skydance Sports, Mandalay Pictures, Artists Equity
Regia
Ben Affleck
Producer
Ben Affleck, Matt Damon, Peter Guber, David Ellison, Jason Michael Berman, Madison Ainley, Jeff Robinov
Sceneggiatura
Alex Convery
Ideatore
Cast
Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman, Chris Messina, Chris Tucker, Marlon Wayans, Viola Davis, Julius Tennon, Damian Young, Matthew Maher, Jay Mohr, Gustaf Skarsgård, Barbara Sukowa, Joel Gretsch, Michael O'Neill, Asanté Deshon, Billy Smith, Al Madrigal, Jackson Damon, Dan Bucatinsky, Jessica Green, Gabrielle Bourne, Joshua Funk, Andy Hirsch, Tami Jordan, Jeff Cook, Albert Stroth, Mackenzie Rayne, Jerry Plummer, Eddie Murphy, Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis, Hulk Hogan, David Hasselhoff, Ronald Reagan, Nancy Davis Reagan, Clara Peller, Mr. T, Michael Jordan, Deloris Jordan, Barack Obama
Durata
1 h 52 min
Data di Uscita
5 Aprile 2023
Generi
Drammatico
Budget
$90.000.000
Revenue
$50.000.000
Sinossi
Sonny Vaccaro, organizzatore di tornei di pallacanestro di provincia e personaggio apparentemente senza arte né parte, viene assunto negli anni '70 dalla Nike per convincere giocatori e allenatori a diventare rappresentanti del giovane marchio sportivo. Vaccaro sarà l'unica persona in grado di convincere un giovanissimo Michael Jordan a firmare per la Nike, cambiando per sempre la storia dello sport, del marketing e dell'abbigliamento sportivo.

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Recensione

Malgrado i nomi coinvolti, Air è nella sua essenza un film “di nicchia”, perché racconta una storia di successo, ma pur sempre una storia “minore” nel grande panorama della cultura pop. Stabilisco pertanto gli ordini di grandezza: raccontare la carriera di Michael Jordan è mainstream, raccontare il suo accordo commerciale con la Nike e la nascita del brand Air dovrebbe essere la classica storia che interessa i non meglio precisati “addetti ai lavori”. Solo che, negli ultimi tempi, molte sceneggiature per film (e serie TV) si sono concentrate su queste storie “minuscole”, quindi gli addetti ai lavori si sono trasformati nel pubblico generalista (per alcuni come Nanni Cobretti questo è un fenomeno poco apprezzabile). E questo tipo di pubblico, ne sono convinto, apprezzerà Air.

Poi ci sono quelli come me, che provano a trovare dei significati stratificati all’interno di una pellicola. Quelli che non si accontentano di vedere i due vecchi amici Ben Affleck e Matt Damon gigioneggiare in scena. Quelli che vogliono rispondere alla domanda delle domande: “Air è buon cinema?”

Il film ha ricevuto una maggioranza di reazioni positive anche dalla critica, ma qualche voce dissonante si è sollevata. Le principali critiche chiamano in causa l’ode al Capitalismo e l’eccesso di ricorso alla nostalgia. I più negativi sono quelli che ribadiscono come “la storia di una scarpa” non meriti un lungometraggio. Io non la penso così: gli effetti dell’accordo Nike-Jordan lo rendono una pietra miliare nel marketing sportivo, e il fatto che un ex-cestista sessantenne abbia ancora la sua scarpa (ogni anno nuova) che genera fenomeni di collezionismo a svariati zeri è lì a dimostrarlo.

Il problema è che Air non è buon cinema. Incredibilmente, pur avendo tutte le caratteristiche di due ore di native advertising, non è un film prodotto dalla Nike, ma è certo che la sceneggiatura sia stata letta e revisionata dalle parti in causa. Da quel che è trapelato, ad esempio, Jordan è intervenuto “suggerendo” Viola Davis (ottima) come attrice per interpretare sua madre, ma credo ci siano state numerose “correzioni” allo script originale. Io non voglio credere, infatti, che quella che era stata inserita nella classifica delle migliori sceneggiature nel cassetto abbia prodotto un film così poco attento alle sfumature.

Certo, l’esordiente autore Alex Convery non è Aaron Sorkin (che avrei visto benissimo a scrivere questa storia), ma in certi passaggi Air è veramente grossolano. A cominciare dall’inizio, quando vuole precipitarci nel 1984 mostrandoci un didascalico collage di alcuni dei fenomeni più rilevanti della cultura pop di quell’anno. C’è poi un passaggio che mi ha fatto suonare un campanello d’allarme: quando Robby Strasser (Jason Bateman) racconta a Sonny Vaccaro (Matt Damon) di come Born in the USA di Bruce Springsteen fosse una canzone che lo gasasse, prima di aver letto con attenzione le parole. Il punto-chiave è che la lettura del testo (una critica al militarismo coloniale e più in generale al sogno americano) non suscita una riflessione in Strasser: semplicemente non gli mette più buon umore.

Air è così: resta in superficie, evita possibili controversie, fomenta il mito con un (assurdo) discorso motivazionale di Damon alla riunione decisiva per l’accordo, racconta l’ossessione di Vaccaro senza farcela capire. E’ un film grossolano e fragile, talmente debole che Affleck si è ben guardato dal far comparire il personaggio di Jordan, se non in un montaggio di highlights di repertorio. La figura è presente, ma sempre di spalle o in penombra, sostanzialmente non ha battute. Non era lui il focus della storia, così si è giustificato il regista. Anche volendogli credere, perché gestirlo in una maniera così goffa?

Air – La storia del grande salto
Air – La storia del grande salto
Il Verdetto
Air è un film conservativo e grossolano su una delle storie più celebri del capitalismo sportivo.
Il parere dei lettori0 Voti
0
5.5

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