Amore che redime
Dove vedere “Amore che redime” in streaming
Se vuoi assicurarti i migliori film e serie TV, iscriviti alle seguenti piattaforme streaming:
Recensione
Amore che redime (Mauvaise Graine, titolo originale), film del 1934 diretto da Billy Wilder insieme a Alexander Esway, rappresenta un curioso e poco noto esordio nel lungometraggio per quello che diventerà uno dei più grandi registi e sceneggiatori della storia del cinema. Siamo in una Parigi di metà anni ’30, e Wilder, ancora ventottenne e in fuga dal montante antisemitismo tedesco, si sta reinventando in Francia dopo l’esperienza come giornalista e sceneggiatore in Germania.
Nonostante il titolo italiano da melodramma a buon mercato, Amore che redime è in realtà un ibrido tra noir poliziesco e dramma giovanile, dove le influenze del cinema tedesco, del realismo poetico francese e dei primi esperimenti americani con il genere gangster si mescolano in modo spesso disordinato, ma non privo di spunti interessanti.
Trama e struttura: una storia d’amore, crimine e redenzione
La trama ruota attorno a Henri, un giovane borghese parigino che si lascia coinvolgere in un giro di furti d’auto per noia e ribellione, ma che verrà “redento” dall’amore per una ragazza onesta. Il canovaccio è lineare, quasi schematico, con tutti i passaggi obbligati del genere: l’ingresso nel mondo del crimine, il fascino ambiguo dei malavitosi, l’inevitabile caduta, la redenzione finale.
Dal punto di vista narrativo, la sceneggiatura firmata da Billie Wilder (così accreditato all’epoca), Max Kolpé e Jan Lustig fatica a trovare una propria originalità: i dialoghi sono spesso funzionali, i passaggi psicologici sbrigativi, e la costruzione dei personaggi si appoggia più sugli archetipi che su un reale approfondimento. Il film procede con un ritmo irregolare, cercando nella velocità e nell’alternanza di scene movimentate un sostegno che la drammaturgia pura non riesce sempre a garantire.
Regia e stile: tra noir europeo e scorci di modernità
La regia, pur spartana (il budget fu minimo e il film venne girato quasi interamente in esterni, con mezzi di fortuna), mostra una vivacità visiva sorprendente per un’opera prima. Wilder, benché co-direttore non accreditato ufficialmente, mostra già una certa abilità nell’orchestrare sequenze dinamiche, soprattutto nei momenti di azione — come gli inseguimenti in auto tra le strade parigine — che si ispirano chiaramente al cinema americano ma con un gusto più artigianale e immediato.
Ci sono anche sprazzi di umorismo e ironia che, sebbene ancora acerbi, anticipano i tratti distintivi del suo cinema futuro. Emblematico è il tratteggio caricaturale della banda di ladri: goffi, vanesi, ossessionati da dettagli ridicoli (celebre il ladro che non esce mai senza la sua cravatta perfetta), questi personaggi rompono il tono cupo del noir con incursioni quasi slapstick, creando un effetto straniante ma curioso.
Una prova ancora scolastica, ma con spunti promettenti
Amore che redime è senza dubbio un’opera su commissione, dove la funzione pedagogica — il racconto di una gioventù smarrita e della possibilità di redenzione — è fortemente esplicitata, con intenti quasi moralistici. Tuttavia, ciò che lo rende degno di nota è la tensione costante tra la forma imposta e le invenzioni personali, tra l’opera funzionale al mercato e i lampi di stile di un autore in fieri.
Il film mostra una coscienza del mezzo cinematografico, ancora grezza ma presente: l’uso degli esterni urbani, la fotografia contrastata, l’assenza quasi totale di musica extradiegetica, sono segnali di un’attenzione alle atmosfere più che al decorativismo. C’è uno sguardo attento al realismo, e al tempo stesso la voglia di giocare con i codici del genere, che troverà piena maturazione solo anni dopo, quando Wilder approderà a Hollywood e darà forma ai suoi capolavori.