Full Time – Al Cento per cento
Scheda del Film
Dove vedere “Full Time – Al Cento per cento” in streaming
Se siete stati a Parigi e non avete assistito a una manifestazione o ad uno sciopero, vi siete persi una delle esperienze culturali tipicamente francesi. Forse è un’eredità della Rivoluzione, ma i parigini non sono mai stati timidi nel portare le loro lamentele in strada. È tremendamente intenso per coloro che marciano e cantano, ma estremamente disagevole per tutti gli altri.
Se vi sembra che immaginare la vita di una madre single e pendolare durante una settimana di scioperi sia una premessa debole…beh, siete fuori strada.
Full Time non è una visione semplice: a modo suo, il film è altrettanto stressante come Uncut Gems. Forse di più, poiché Julie è ripetutamente messa a repentaglio da circostanze al di fuori del suo controllo piuttosto che dalle sue stesse decisioni sbagliate. Se una capace e professionale come Julie non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, che possibilità avrebbe il resto di noi nella sua situazione da tempesta perfetta?
In scena non c’è un momento di quiete; sia Julie che la telecamera sono in costante movimento. E la colonna sonora, di Irène Drésel, comunica tutta un’urgenza elettronica, un pulsare sintetico che intreccia subliminalmente nella musica altri suoni che inducono lo stress. A un certo punto, sembra che il sangue impetuoso di un’ecografia faccia parte della partitura, a un altro possiamo cogliere un rombo minaccioso che suona come elicotteri in volo.
Quando sono passati i titoli di coda mi sono sentito completamente esausto, come se avessi appena passato l’ultima ora e mezza ad aspettare treni che non arrivano mai, in piedi stipato negli autobus, seduto in macchine intrappolate negli ingorghi, a correre per arrivare al lavoro in orario…
L’abilità particolare di Gravel è quella di evitare il melodramma, mantenendo la storia serrata e realistica. L’effetto è un graduale aumento dell’ansia, mentre i problemi di Julie diventano catastrofi. Senza tempo per essere nient’altro che una madre o una cameriera d’albergo, Julie ha poche opportunità di essere semplicemente se stessa. La performance di Laure Calamy, 90 minuti con la telecamera sul viso, è stupefacente.