Sul finire degli anni Settanta, Patrizia Reggiani, una outsider di umili origini, sposa Maurizio Gucci, rampollo della nota maison di moda italiana. La sua sfrenata ambizione innescherà una pericolosa spirale di tradimenti, decadenza, vendetta e persino morte.
Soldi, dinastia famigliare, jet set, cronaca nera...l'omicidio Gucci aveva tutto per attirare l'attenzione mediatica (non solo italiana), e lo ha fatto senza dubbio. Sembra quasi tardiva l'uscita di questo film, ma probabilmente aver fatto passare quasi tre decadi ha messo la giusta distanza con il dolore e con la tentazione di farne un'opera molto più documentaristica.
Tratto dall'omonimo libro di Sarah Gay Forden, ha ben poco da spartire con un'opera molto più focalizzata sulla storia (personale e commerciale) della famiglia. Scott volutamente trascura tutta la parte relativa alla lotta per il controllo dell'azienda che segnò gli Anni Ottanta, incentrando gran parte del notevole (quasi tre ore!) minutaggio del film sul rapporto tra Maurizio Gucci (Adam Driver) e Patrizia Reggiani (Lady Gaga).
Pur non celandone affatto la natura manipolatoria tipica dell'arrampicatrice sociale, il film sembra flirtare troppo con l'idea di una certa "giustificazione" nell'azione tragica intrapresa dalla Reggiani, quasi una sorta di risarcimento per quello che le era stato portato via con il divorzio.
Quello che disturba veramente di questo film è come Scott abbia sacrificato ogni granello di veridicità sull'altare del grottesco più camp possibile: un cast stellare imparruccato nel peggior modo possibile (Jared Leto su tutti), e ogni possibile traccia di italianità (è una storia italiana!) è stata ricoperta dalla glassa da blockbuster made in USA. House of Gucci non è neanche il trash "che fa il giro". Fa ridere per quant'è inverosimile, ma non ha nulla che lo renderà cult. Che spreco.
House of Gucci
Il Verdetto
La ricerca del grottesco rimane tale, e "House of Gucci" non sembra mai giustificare l'enorme budget (e talento artistico) usato per produrlo.