Un agente della squadra narcotici di San Francisco, Jimmy Doyle, è sulle tracce di un traffico di droga. A Marsiglia riesce ad intercettare Alain Charnier, il boss dell'organizzazione, ma durante l'inseguimento lo perde di vista, e così per catturarlo sarà costretto ad utilizzare metodi poco ortodossi...
"The French Connection" è regolarmente incluso nella breve lista di film con le più grandi scene di inseguimento di tutti i tempi. Quello che non viene sempre ricordato è che bel film sia, a prescindere da quella scena. Non sorprende che, quell'anno, abbia fatti incetta di Premi Oscar.
Il film è tutto superficie, movimento, violenza e suspense. Solo uno dei personaggi emerge davvero in tre dimensioni: Popeye Doyle di Gene Hackman, un poliziotto della narcotici di New York che è vizioso, ossessionato e un po' matto. Gli altri personaggi restano dietro perché non c'è tempo per farli emergere. Tutto accade molto in fretta.
La trama conta poco. Si tratta di una spedizione da 32 milioni di dollari di eroina di alta qualità contrabbandata da Marsiglia a New York nascosta in una Lincoln Continental. Tra i francesi, un uomo d'affari americano e la mafia, viene messo a punto un complicato affare. Doyle, un poliziotto duro con una reputazione traballante, ha bisogno di una grande vittoria per tenere in piedi la sua carriera. Si imbatte in questo affare e lo persegue con una ferocia risoluta che è francamente amorale. Non sta cercando i contrabbandieri perché stanno infrangendo la legge; li insegue perché il suo lavoro lo consuma.
Il regista William Friedkin ha costruito "The French Connection" in modo così sicuro da lasciare il pubblico sbalordito. E non si tratta di un cliché da recensore: è letteralmente vero. In un certo senso, l'intero film è un inseguimento. La chiave di tutto è che si verifica in un tempo e in un luogo ordinari. Nessuna regola è sospesa; l'auto di Popeye sta correndo per strade dove è possibile trovare traffico ordinario e pedoni, e la sua disperazione è tale che crediamo, a volte, sia capace di tirare giù gli astanti solo per vincere la gara.
L'altro elemento chiave del film, ovviamente, è Hackman. Era già famoso nel 1971, dopo aver recitato in film come "Bonnie and Clyde", "Downhill Racer" e "I Never Sang for My Father". Ma è probabilmente "The French Connection" che ha lanciato la sua lunga carriera come attore protagonista, un uomo con la capacità unica di rendere plausibili quasi tutti i dialoghi.
Il braccio violento della legge
Il Verdetto
Gli anni Settanta sono pieni di bei film polizieschi, ma questo è fantastico e presenta una delle migliori scene di inseguimento di sempre.
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