La ragazza con la pistola
Scheda del Film
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Recensione
Conoscevo Monica, ma non sapevo della sua vocazione comica. Pensavo che Monica fosse quella che tutti conoscevano. Però dal momento che avevo pescato in Sicilia e poi in Inghilterra una storia tutta intorno ad una donna, se vogliamo una storia anche un po’ drammatica, un giorno dissi: «Vado a casa di Monica, cerco di raccontarle la storia e vediamo un po’ se da attrice drammatica lei se la sente di fare…».
Rodolfo Sonego è stato uno dei più grandi soggettisti italiani: e uso il termine “soggettista” appositamente, perché mentre è possibile restringere il numero di copioni-capolavoro a una manciata, le idee di Sonego hanno disseminato intere decadi del cinema italiano. Qui mise insieme due fenomeni che, a prescindere da tutto, coesistevano negli Anni Sessanta: il delitto d’onore siciliano e l’emigrazione lavorativa verso l’Inghilterra. Ne uscì un film delizioso che, seppur annacquato nell’idea originale (Sonego stesso ebbe a ridire sul fatto che il film fosse stato “rimaneggiato”), propose un’idea primitiva di emancipazione femminile.
Nessuno aveva ancora visto l’animo comico di Monica Vitti, sul grande schermo. Musa di Antonioni, regina del film drammatico, con l’aiuto di un vate come Mario Monicelli l’attrice romana abbracciò la sua vera indole, che avrebbe segnato la sua seconda (e più longeva) fase di carriera.