Ivan Locke ha la famiglia perfetta, un lavoro da sogno, e l’indomani segnerà il coronamento della sua carriera. Ma una telefonata lo costringerà a prendere una decisione che metterà tutto a rischio.
Esercizio di stile o ambizione artistica? Si gioca sempre su questo confine, quando si produce un film con dei vincoli che condizionano così tanto la sceneggiatura. Locke è un film dove il minimalismo della messa in scena (un solo attore in camera, Tom Hardy, una sola location) fa da contraltare alla complessità dello sviluppo del personaggio negli 85 minuti scarsi di durata. Ivan Locke cambia radicalmente tra l'inizio e la fine del film: è un'altra persona, è diverso, e non solo nel senso in cui lo intende la moglie, tra le tante persone la cui vita viene sconvolta in un attimo dalle scelte dell'uomo.
Hardy è abilissimo nel trasmettere la pressione psicologica e la libertà soffocante che possono convivere solo in un uomo che si sta spogliando di tutto il suo modo di vivere.
Il film non è perfetto; Knight a volte si lascia prendere la mano nel tentativo di mantenere ciò che crede per interesse visivo. Scatti non troppo funzionali dei riflessi dei semafori nei parabrezza e del genere giocano un po' faticosi, perché lo sono. Non c'è molto da perdonare, però, e alla fine, "Locke" è un'acrobazia cinematografica che coinvolge mentre si dipana e paga dividendi dopo che è stato realizzato.
Locke
Il Verdetto
Un solo attore in una sola location: Locke richiedeva una performance potente e la ottiene da un Tom Hardy veramente convincente.