Mad Max: Fury Road
Il futuro appartiene ai folli
Scheda del Film
Dove vedere “Mad Max: Fury Road” in streaming
Se non ti trovi in Italia, o se vuoi sbloccare legalmente le limitazioni per Paese dei servizi streaming, basta registrarti ad un servizio VPN
- ExpressVPN (+3 mesi gratis!)
- NordVPN
Una volta iscritto, ti basta installare il software e poi cambiare la tua posizione virtuale in un Paese in cui il titolo è disponibile.
Recensione
Oltre ad aver di fatto messo il cinema australiano “sulla mappa” e aver di fatto creato l’estetica più mainstream del cinema distopico post-atomico, George Miller ha avuto di suo una carriera a dir poco imprevedibile. Dopo aver creato Mad Max, infatti, dalla seconda metà degli Anni Ottanta ha virato su produzioni più classiche di stampo hollywoodiano, film drammatici in odore di statuetta, Oscar che ha poi vinto con l’eccentrico film d’animazione Happy Feet. Diciamo che Miller ha sempre avuto difficoltà nel restare nelle maglie produttive del cinema made in USA, per questo la sua filmografia dagli Anni Novanta si è rapidamente diradata e il suo nome è stato spesso associato a progetti abbandonati o per cui il regista australiano è stato sostituito da qualche collega. Miller è sempre stato un autore poco avvezzo ai compromessi, soprattutto quelli di natura commerciale: la stessa trilogia originale di Mad Max, pur nata in un’epoca priva di universi e multiversi, è una saga anomala, in quanto le tre pellicole possono essere facilmente inquadrate come film auto-consistenti.
Ecco perché, alla notizia di un suo rinnovato coinvolgimento in Mad Max, c’era la certezza che non si trattasse del classico sequel/reboot di stampo hollywoodiano. A trent’anni di distanza dal terzo capitolo, Mad Max: Fury Road è cronologicamente posteriore, anche se in maniera approssimativa, e presenta un efficace rinnovamento di quell’estetica così seminale creata dalla trilogia originale (Hokuto No Ken dice nulla?). Il protagonista non è più Mel Gibson (che aveva rifiutato ogni tipo di coinvolgimento) ma un Tom Hardy che, con la sua fisicità, aiuta a gestire la transizione di Max ad uno stato ancor più solitario e primordiale rispetto ai primi episodi. Egli è ancor meno eroe del solito (un non-eroe?), cedendo di fatto il ruolo all’Imperatrice Furiosa di Charlize Theron, il vero personaggio chiamato all’azione di redenzione.
Per quanto riguarda la messa in scena, Fury Road tiene fede al suo nome, presentando per la quasi totalità delle due ore azione pura su strada. Questo film è un colossale inseguimento, e l’abilità di Miller nel gestire tagli e inquadrature su tutti i lati della “blindocisterna” (in originale war rig) sarebbe da insegnare alle giovani leve che millantano libertà creativa ma si limitano a timbrare il cartellino e a girare con green screen.