Sapore di mare
Scheda del Film
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Recensione
I fratelli Vanzina hanno inventato la nostalgia in Italia? Non è un affermazione eccessiva se pensiamo a Sapore di mare come una versione nostrana di American Graffiti.
L’uscita di questo film ha portato, negli anni Ottanta, a una forte riscoperta dei Meravigliosi Anni Sessanta, in un parallelo tra due decadi legate da un non troppo sottile edonismo.
La nostalgia di Sapore di mare, oltretutto, è anche “meta”, visto che si rifà come formula a quei film balneari dei sixties diretti da Vanzina padre (Steno) cui partecipavano sia star con un mutuo da pagare (Sordi, De Sica padre…), sia cantanti sulla breccia dell’onda (Gianni Morandi, Little Tony…). Cast corali, diverse storie e personaggi che s’intrecciavano in una location marittima di solito nota e prestigiosa.
I Vanzina erano in rampa di lancio dopo aver fatto i film dei Gatti di Vicolo Miracoli e aver lanciato Diego Abatantuono, tuttavia il budget era piuttosto limitato, al punto che Jerry Calà dovette ridursi l’ingaggio e non poterono usare la canzone di Gino Paoli che citavano nel titolo (anch’esso modificato). Tuttavia, il cast “giovane” (Christian De Sica, Marina Suma, Isabella Ferrari) funzionò benissimo, sostenuto dall’unica star della generazione precedente (Virna Lisi nel ruolo della MILF) e da un gruppo di caratteristi efficaci come Guido Nicheli ed Ennio Antonelli. Ha un tone of voice comico ma (per il momento) non sguaiato e demenziale. E’ una serie B della commedia all’italiana, ma ha (per il momento) una sua dignità. Bene anche la colonna sonora con brani dell’epoca con l’unica eccezione di Celeste Nostalgia di Riccardo Cocciante, usata per lo struggente e iconico finale.
Come tutti sanno, Sapore di mare ebbe un successo clamoroso, che generò un sequel e il filone del genere “vacanziero” con cui i Vanzina, purtroppo, hanno imperversato nei decenni successivi.