Taxi Driver
In ogni strada di ogni città di questo paese c'è un nessuno che sogna di diventare qualcuno. E' un uomo solitario e dimenticato che deve disperatamente provare di essere vivo.
Scheda del Film
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Recensione
Molto è stato detto su Taxi Driver di Martin Scorsese e sul suo significato. Travis Bickle, il tassista solitario di New York City interpretato da Robert De Niro, è stato definito un attacco alla fallita liberazione promessa dagli anni ’60, riassunta nella psiche tormentata di un uomo. Bickle è stato visto anche come un vendicatore religioso singolarmente costretto dalla sua repressione sessuale e dai suoi impulsi violenti. I teorici freudiani interpretano il feticismo delle armi del film e il modo in cui Bickle adora le armi da fuoco come risposta alla sua ansia di castrazione. Sebbene il film sia stato raramente interpretato in maniera erronea come un prodotto del razzismo, l’apparente odio di Bickle verso gli afroamericani è stato descritto come il suo desiderio di rivendicare l’espansione urbana incontrollata per il maschio bianco. Ma poi di nuovo, Bickle potrebbe essere solo un flaneur, che vaga per una città che lo porta alla follia.
Anche se le teorie divergono, ognuna di queste letture ha i suoi punti di forza, motivo per cui il film rimane un classico intramontabile. Travis Bickle e quindi il film di Scorsese è una tabula rasa su cui ciascuno proietta le proprie idee, rendendolo stranamente e unicamente universale, nonostante il trattamento artistico e l’argomento scioccante. Le persone sembrano identificarsi con lo status di Travis come outsider, ma all’interno del film la sua precisa psicopatia rimane sfuggente perché Scorsese non giudica o esamina il suo caso di studio con palesi dettagli. Osserviamo inorriditi mentre Travis tenta di portare una donna in un cinema porno al loro primo appuntamento o mentre lentamente si deteriora in un assassino politico facendosi il taglio di capelli mohawk, ma poi sembra anche mostrare momenti di bontà nel suo desiderio di salvare una prostituta preadolescente. Bickle e il film sono tanto enigmi quanto nozioni sovraesposte nella mente dei cinefili, referenziate e riprodotte abbastanza da farci memorizzare le loro scene. Il film è diventato talmente iconico da essere quasi un cliché, ma così significativo che la sua influenza duratura non può essere negata.
L’analisi sul Vietnam, per esempio, nasce su un quesito irrisolto: siamo veramente certi che Travis sia un reduce? La sua giacca dell’esercito potrebbe essere stata presa in qualsiasi spaccio, la conoscenza delle armi è forse il risultato del suo estremismo e chiunque guardi troppi film di Bruce Lee potrebbe improvvisamente saltare nella sua posizione di arti marziali. Il fatto che non si possa essere certi di Travis Bickle o delle sue origini rende il suo personaggio ancora più affascinante e spaventoso, poiché quel poco che impariamo su di lui viene dissolto da ciò che vediamo, il comportamento tipico di un disturbo narcisistico di personalità. Le sue interazioni con gli altri sono strane; è quasi incapace di avere una conversazione casuale con i suoi colleghi tassisti: sanno che qualcosa non va in lui, lo chiamano con soprannomi ironici e ridono, mentre si tengono anche a distanza di sicurezza. Travis è qualcuno da trattare con attenzione, sempre sul filo: le condizioni sbagliate (tutte presenti nel film) potrebbero spingerlo oltre il limite.
Taxi Driver è talmente iconico da essere quasi un cliché
La sceneggiatura di Paul Schrader era stata inizialmente affidata a Brian De Palma per la regia, ma i produttori Michael e Julia Phillips hanno infine scelto Scorsese dopo aver visto la sua svolta stilistica in Mean Streets (1973). Le riprese sono state fatte nell’estate del 1975, un’estate insolitamente calda in cui i tassi di disoccupazione e criminalità di New York erano ai massimi livelli. I luoghi intorno a Time’s Square erano allora un paradiso per prostitute, magnaccia e sexy shop, il terreno fertile perfetto per il grado di psicosi sessualmente repressa di Travis che diventa violenta.
Ciò che rende questo protagonista avvincente e più di un semplice psicopatico è l’illusione che una parte di lui voglia fare del bene. Lo vediamo nella sua ossessione per Iris (Jodie Foster), una prostituta di 13 anni che Travis ha notato mentre camminava per strada. Una notte, tenta di entrare nel taxi di Travis per scappare. “Guida e basta”, gli dice, ma Travis è congelato, come spesso gli accade quando si confronta con gli altri. Rapidamente, il magnaccia di Iris, Sport (Harvey Keitel), la raccoglie dal taxi e lascia cadere una banconota stropicciata da 20 dollari sul sedile del passeggero anteriore del taxi per dimenticare l’incidente. Travis si rifiuta persino di toccare il conto; è contaminato dalla feccia della città. Salvare Iris diventa la ricerca nobile, anche se egoistica, di Travis; lo fa perché vuole considerarsi un eroe (un “angelo vendicatore”). Ma questo tentativo di salvataggio è un’idea che Travis forza su Iris; del resto, nonostante sia stata degradata e usata, Iris sembra quasi soddisfatta del suo “rapporto” con Sport. È Travis che vuole salvarla, è lui che proietta il suo odio per la città sul protettore.