The Menu
Meravigliose sorprese vi attendono
Scheda del Film
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Recensione
In certi film l’effetto sorpresa è tutto o quasi: ecco che le classificazioni di genere fatte nelle schede dei film (e diffuse poi su tutti i siti di settore, compreso il sottoscritto) possono rivelarsi un boomerang. Sapere in anticipo che The Menu è un thriller (definirlo “horror” invece mi sembra fuori luogo) può al tempo stesso togliere qualcosa allo spettatore (la sorpresa, appunto) e dargli qualcos’altro (tensione, curiosità).
E’ infatti inevitabile, date le premesse, guardare la nuova pellicola di Mark Mylod (un mestierante “non eccelso”, per citare il film, tra l’altro scelto come rimpiazzo) con la curiosità di chi, ad ogni scena, si attende che avvenga “qualcosa”. L’intera trama è costruita per disvelamenti progressivi: c’è un cast relativamente ristretto di commensali, ciascuno con la sua dose di scheletri negli armadi, e poi c’è lo chef, un meraviglioso Ralph Fiennes, che di certo in quanto a mistero non è secondo a nessuno.
A un certo punto, altrettanto inevitabile, obiettivi e bersagli della serata vengono messi bene in chiaro: succede a circa metà del minutaggio, ed è una svolta che cambia totalmente l’approccio del film. Lo spettatore non si chiede più cosa avverrà, ma inizia a domandarsi se succederà e in che modo. Questa fase, ahimè, smorza un po’ la tensione montata in precedenza e porta ad un finale che è pirotecnico nel senso più letterale del termine, ma anche un po’ tirato via nelle scelte narrative.
Nulla di particolarmente sbagliato, va detto, tuttavia mi sembra si cerchi di spiegare un po’ troppo l’enorme metafora che è alla base di questo film. La chiave di lettura è duplice e relativamente esplicita: superficialmente è una satira del mondo culinario d’elite e dei suoi eccessi di spettacolarizzazione e autoreferenzialità, più in profondità si tratta di un urlo di dolore che potrebbe coinvolgere qualsiasi tipologia di creativo e il disagio con il doversi confrontare con dei personaggi ricorrenti nella sua vita: i critici, i finanziatori, i fan, i consumatori ricorrenti che non assaporano nulla.