John Thunderbolt Doherty è un ex ladro dotato di ingegno affilato e nervi saldi, caratteristiche che lo avevano reso un maestro della professione. Ma adesso sta per inserirsi nuovamente nel mondo del crimine insieme a un nuovo compagno: Lightfoot, un giovane spericolato e incostante, la cui energia ed esuberanza offrono al nostro veterano del crimine un nuovo punto di vista sulla vita. Il loro obiettivo: l'impenetrabile - almeno in apparenza - Armored Depository del Montana.
Nel 1973, Clint Eastwood, già una star di prima fascia dopo l'epoca spaghetti-western e Dirty Harry, produsse e recitò nel primo film di Michael Cimino come regista, "Thunderbolt and Lightfoot" (il titolo italiano, vergognoso, prova a "vendere" il film puntando sulla notorietà dell'Ispettore Callaghan), uno dei grandi debutti alla regia dell'era della Nuova Hollywood. Il film è un heist-movie con una differenza: nasconde la storia del colpo fino a metà del film. Prima di allora, è un'avventura nel nord-ovest accidentata e tortuosa che è anche un buddy movie con un interessante tentativo bromance.
Il film, scritto dallo stesso Cimino, è liberamente ispirato e prende il nome da due famigerati banditi irlandesi dell'inizio del XIX secolo. Eastwood interpreta John (Thunderbolt) Doherty, un predicatore di campagna dell'Idaho che in realtà è un rapinatore di banche sotto copertura. Jeff Bridges, all'epoca appena ventiquattrenne, interpreta Lightfoot, un vagabondo e truffatore dalla parlantina veloce, a ruota libera, amante del divertimento. I due uomini si incontrano in modo fortuito quando il sermone di Thunderbolt viene interrotto da un uomo armato e lui scappa dalla sua chiesa affollata. Lightfoot, mentre sfreccia su una strada di campagna a bordo di una muscle car rubata, lo raccoglie in fuga e sperimenta una sorta di amore fraterno a prima vista per il suo passeggero più anziano, conciso, freddo e saggio.
Cimino fonde la trama criminale con un umorismo selvaggio. Lightfoot viene rimproverato per il suo atteggiamento da macho da una donna con un martello (nessuno si fa male), ma il regista prende anche sul serio il tipo di pestaggi che di solito vengono messi in scena per ridere. L'azione, tuttavia, è inseparabile dalla visione distintiva di Cimino dei paesaggi selvaggi. Le immagini del film sono piene di una profusione puntinista di dettagli - steli di grano sul ciglio della strada, il reticolo metallico di un ponte moderno, persino le camicie a motivi jazz del duo - è tanto allettante quanto snervante. Il West aperto di Cimino è una meraviglia e una trappola, che mescola libertà e crudeltà, innocenza e ignoranza; le sue distese sembrano intrise di sangue e ossessionate dalla morte.
Una calibro 20 per lo specialista
Il Verdetto
Un insolito Eastwood per un "buddy movie" ricco di inattese scelte narrative. Un buon debutto alla regia per Cimino.